Bilancio sociale 2022 delle Cucine Economiche Popolari

Nel 2022 le Cucine Economiche Popolari hanno accolto 3.034 persone, circa il 18% in più rispetto al 2021, prevalentemente uomini, provenienti da 86 paesi diversi, che hanno usufruito dei suoi servizi grazie alla disponibilità di 159 volontari, prevalentemente donne. Sono alcune delle cifre emerse dal Bilancio sociale 2022 della Fondazione Nervo Pasini, che gestisce le Cucine economiche popolari.

Bilancio sociale 2022 delle Cucine Economiche Popolari

Un bilancio dove però i protagonisti non sono i numeri, ma quello che le Cucine fanno, come lo fanno e perché. Un’impresa non da poco, resa possibile dalla collaborazione con l’Università di Padova e in particolare con il professore di Economia aziendale Giacomo Boesso, che ha messo le sue competenze al servizio delle Cucine e ha dato a uno studente del terzo, Leonardo Da Ros, la possibilità di sperimentare sul campo quanto appreso e redigere il documento.
Per aiutarlo a calarsi nella nostra realtà e a comprenderla meglio, Leonardo ha fatto il volontario come tutti gli altri. «Un’esperienza che ha molto apprezzato, anche perché parlando con le persone e osservando come lavoriamo è riuscito a metterci qualcosa di più – spiega Luca Marabese, operatore delle Cucine e tutor dello studente – È una fotografia di quello che facciamo e di come lo facciamo. Non solo dati e informazioni, e anche il nostro stile. Perché un conto fare le cose, un altro è farle bene, un altro ancora è spiegare perché le si fa». Una soluzione win-win, come la definisce il professor Boesso, «in cui le Cucine hanno uno strumento per farsi conoscere di più all’esterno e i ragazzi hanno l’opportunità di fare un’esperienza di studio importante. Questo processo è iniziato un paio d’anni fa e credo possa essere utile sia alla città che alle Cucine, per le quali la rendicontazione sociale è uno specchio in cui guardarsi e per raccontare tutte le cose buone che vengono fatte». Per la Fondazione si è trattato di una scelta volontaria di trasparenza, mentre altre organizzazioni presto dovranno dotarsi di un bilancio sociale a norma di legge. «Entra in vigore proprio in questi mesi l’obbligo di redigerlo per alcune realtà – aggiunge Boesso – e credo che ne valga la pena e che il legislatore sia stato lungimirante a introdurlo come obbligo». Il documento tiene comunque conto delle indicazioni ministeriali e precisamente dal decreto 4 luglio 2019. Una delle principali novità rispetto all’anno scorso è lo spazio dedicato ai servizi educativi. Accanto a quelli dedicati alla persona come le docce, la mensa, il servizio sanitario, il lavaggio e la distribuzione dei vestiti, in questi anni sono stati introdotti numerosi servizi educativi come il Pcto, il volontariato formativo d’impresa, le attività riparative, il Sil (Servizio di inserimento lavorativo), il Puc (i lavori socialmente utili) e i tirocini universitari, rivolti a studenti di Medicina e di Economia (il bilancio sociale stesso ne è un esempio), ma non solo. Una studentessa di antropologia ad esempio dedicherà alle Cucine la sua tesi di laurea. «Sono tutti modi per aprirsi verso gli altri – precisa Marabese – ma tutti questi servizi sono resi possibili dalla presenza degli ospiti. Il fulcro sono sempre loro. Il confronto, la relazione, l’incontro con persone differenti arricchisce sia le persone che utilizzano i nostri servizi, sia chi da fuori viene a conoscerci». Ogni anno il bilancio sociale (questo per le Cucine è il secondo, oltre a un “numero zero” di tre anni fa), mette in risalto un aspetto particolare dell’attività delle Cep. Nel precedente bilancio è stato approfondito il Pcto, rivolto ai ragazzi delle scuole di secondo grado. Un tema che quest’anno è stato comunque ripreso e aggiornato, ma il focus è stato dedicato agli eventi per i 140 anni dalla fondazione. Alla fine di ogni incontro è stato somministrato un questionario per capire cosa le persone pensassero di questa realtà. I risultati sono stati esaminati dal sociologo Luigi Gui, dell’Università di Trieste. «Sono emerse alcune informazioni interessanti – conclude Marabese – Molti ci conoscono, ma spesso si meravigliano di tutte le attività che vengono fatte. Anche gli eventi dei 140 sono stati un modo per dialogare con la città e farci conoscere, come, ora, il bilancio sociale».

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