Arianna Cuccato, in Kenya il tuo sogno cresce. I genitori portano avanti un progetto in ricordo della figlia morta in estate
Alessia e Andrea Cuccato, dopo la scomparsa improvvisa della figlia 17enne – l’estate scorsa – non si sono fatti prendere dallo sconforto. Hanno autorizzato la donazione degli organi e, sostenuti anche dall’affetto della parrocchia di Conselve, avviato un progetto in Kenya
«Il sogno di Arianna diventa pian piano realtà: lei che avrebbe voluto diventare insegnante e già si prendeva cura dei piccoli, ma immaginava di andare in Africa, vedrà realizzarsi questo desiderio attraverso le tante persone che ci sono state accanto in questi mesi». A parlare così sono mamma Alessia e papà Andrea, genitori di Arianna Cuccato, la 17enne di Conselve, morta a fine luglio in un incidente stradale mentre tornava, con gli amici e il suo fidanzato, da qualche ora di svago a Sottomarina. Andrea e Alessia sono appena tornati da Nairobi, in Kenya, dove sono stati una settimana, accompagnati da padre Tadeo Timada, superiore della comunità dei padri canossiani di Conselve. A Nairobi si trova, tra gli altri religiosi, anche il canossiano padre Angelo Bettelli. «Siamo stati nello slum, la baraccopoli di Kware, periferia di Ongata Rongai, a sua volta periferia di Nairobi. Insomma: alla periferia della periferia» raccontano i genitori di Arianna. Qui padre Angelo, parroco della St. Monica Catholic Parish, affronta ogni giorno le difficoltà quotidiane e le necessità di intere famiglie che vivono in baracche di legno e lamiera senz’acqua, elettricità e servizi igienici. Insieme ad alcuni volontari nel centro sociale parrocchiale, anch’esso in lamiera, così come la chiesa, procura cibo, medicine e assistenza per pagare visite mediche di malati e disabili e aiutare bambini che non vanno a scuola. Una delle attività avviate è il programma di nutrizione per circa un centinaio di ragazzi. Si tratta di minori affidati ai parenti o a famiglie di conoscenti in seguito alla morte o alla condizione di grave precarietà dei genitori che sono alcolisti, affetti da patologie gravi o psichiatriche, in carcere o, semplicemente, scomparsi. Così spiega il senso della presenza missionaria nello slum padre Bettelli: «Li sosteniamo nella frequenza scolastica nelle due scuole parrocchiali che abbiamo costruito, ma le stesse famiglie di questi ragazzi sono in condizioni precarie e non assicurano loro sufficiente cibo e cure. Ci occupiamo di quello che nessuno fa e che Gesù farebbe, ovvero la cura di chi soffre per situazioni di emergenza e non ha nessuno che si china su di lui». In questo contesto, i genitori di Arianna si sono immersi per una settimana con l’obiettivo di dare corpo a un progetto educativo legato ad Arianna. «Si tratta di due scuole di cui si prendono cura i religiosi, con circa cinquecento studenti. Una realtà non profit canadese si è assunta l’onere un paio di anni fa di erigere il fabbricato, che è per gran parte occupato, ma oltre all’arredamento ci sono da sostenere i costi per gli insegnanti. In Kenya per poter accedere agli studi superiori e all’università bisogna avere una istruzione di un certo livello, che può essere data da docenti preparati che vanno retribuiti e di questo ora vorremmo prenderci carico con un progetto continuativo». La vita di Andrea e Alessia è cambiata improvvisamente il 28 luglio con l’incidente mortale della loro unica figlia, ma, accompagnati dalla fede, non si sono mai fatti prendere dallo sconforto: hanno autorizzato subito la donazione degli organi di Arianna, nella convinzione che attraverso il suo sacrificio, altri potessero vedere la luce nella loro vita. E tanti sono i segni che sono arrivati ai coniugi Cuccato: «La casa piena nei giorni successivi all’incidente, con tanti amici di Arianna che venivano da noi per un saluto e per pregare insieme, ci ha riempito il cuore, ci ha fatto capire che dobbiamo vivere la vita in una dimensione diversa», racconta Alessia. Gli fa eco Andrea: «Arianna è diventata sorella e nipote di tanti: ci è successo di andare in cimitero e di trovare una famiglia, ad esempio, i cui bimbi erano seguiti nei centri estivi a cui prendeva parte Arianna, che avevano voluto andare a salutarla. Tutto questo è per noi un grande sostegno, oltre alla vicinanza della parrocchia che con delicatezza ci accompagna in questa fase della vita familiare». E sono arrivate anche tante offerte, non solo da Conselve, ma anche da luoghi lontani: «Volevamo avviare un progetto che potesse avere anche una continuità e la scelta è caduta sul Kenya, dove forse nostra figlia sarebbe andata come insegnante – concludono Alessia e Andrea Cuccato – Nella nostra settimana in Africa, abbiamo percepito dalle persone che abbiamo incontrato, tanto calore, anche dai bambini, e oggi possiamo dire che la morte di Arianna ha portato davvero tanto bene».
Forte il legame tra Conselve e il Kenya
C’è uno stretto legame che unisce Conselve al Kenya. Nelle missioni dei canossiani presenti nel Paese africano operano religiosi che hanno svolto il loro ministero a Conselve (dove sono arrivati, per la prima volta, nel 1927): tra loro padre Stefano Vesentini, padre Pierantonio Valente, padre Ramil Sibuan e padre Angelo Bettelli. Nel 2017 moriva prematuramente a Conselve Donatella Colombara Lazzari, apprezzata medico di famiglia, che per quasi trent’anni si era presa cura di tante famiglie. Alla sua morte, il marito Giancarlo, con i figli Eleonora, Francesco e Giovanni oltre a devolvere le offerte raccolte durante il funerale per la missione di padre Bettelli, attraverso l’associazione Mano Amica – nata a Verona nel 2002 – continuano a raccogliere fondi per sostenere un ambulatorio medico proprio nello slum di Nairobi dove svolge la sua attività il padre canossiano, che in passato è stato superiore proprio nel centro parrocchiale di Conselve.
«Dobbiamo vivere la vita in una dimensione diversa»
Arianna Cuccato, unica figlia di Andrea e Alessia, ha perso la vita il 28 luglio scorso in un incidente d’auto. «La casa piena nei giorni successivi all’incidente, con tanti amici di Arianna che venivano da noi per un saluto e per pregare insieme – raccontano i due – ci ha riempito il cuore, ci ha fatto capire che dobbiamo vivere la vita in una dimensione diversa».