Arcella. Tempo della fraternità. Esperienza forte di carità per tutti
28 ragazzi del post cresima, tra 12 e 14 anni, hanno vissuto durante l’estate una settimana di fraternità
Quest’estate la parrocchia dell’Arcella ha lanciato la proposta della settimana di fraternità. 28 ragazzi del post cresima, di età compresa tra 12 e 14 anni, hanno accettato la sfida di vivere “qui e ora” esperienze di carità.
Si parte lunedì col pellegrinaggio al Santo. Fra Nicola ci accompagna all’interno della basilica per parlarci di quel giovane che parte dal Portogallo per seguire un sogno e non sa proprio che cosa lo aspetterà a Padova. Il pomeriggio si incontra suor Albina alle cucine popolari, ci vengono offerti acqua fresca, aranciata e coca-cola: che gentilezza! Da lei si accolgono i tanti che non hanno un pasto caldo, il refrigerio di una doccia, un medico. «Che ne dite di fare anche voi un gesto di gentilezza? Ci sarebbe da dare una passata alle piastrelle della mensa». Chi sbuffa non manca, ma poi l’esempio di chi si lancia con tutto il cuore contagia: secchi d’acqua, aceto, spugne e via.
Martedì si va a conoscere la cooperativa Arcobaleno ‘86 a Feltre. Là ci aspetta Aldo Bertelle: non ci parla della carità, ce la mostra! Una decina di persone disagiate stanno assemblando dei pezzi di plastica per farne delle cerniere. Quel posto è nato per far lavorare quelli che potrebbero essere considerati inutili. Fuori dal laboratorio è allestito il “Museo dei sogni, memoria, coscienza, presepi” e qui vediamo... un’ampolla che contiene la terra proveniente da 199 Paesi del mondo: impossibile distinguere quella di uno da quella di un altro. Ma allora tutti i conflitti di cui si parla sono assurdi? Sì. Il problema nasce quando l’uomo agisce separando il cuore dalla ragione. Qualcuno annota per bene queste parole e pensa che è così anche tra ragazzi.
Giovedì si incontra Sandro alla comunità San Francesco di Monselice. Lui conduce un workshop di ippo-terapia: serve per imparare a gestire le relazioni. Vengono accolti giovani dipendenti da droga, gioco d’azzardo e altro. Venerdì suor Giusi ci porta nella Casa Madre delle Elisabettine in via Beato Pellegrino. Lì suor Marita ci fa conoscere da vicino la vita di Elisabetta Vendramini. Ci porta nella soffitta col tetto bucato dove lei, giovane, bella, ricca trova davvero il suo tesoro: donare la sua vita per accogliere, accudire e istruire i figli delle famiglie più povere della Padova del primo Ottocento.
Non sono mancati i momenti di leggerezza durante la settimana: la visita alla riserva naturale del Vincheto di Celarda, la giornata in piscina, la passeggiata per il gelato in compagnia, il film serale prima della notte trascorsa assieme in patronato.