Appoggiati al Signore. Dopo l'invito del Mercoledì delle Ceneri «Convertitevi e credete nel Vangelo»
Il Mercoledì delle Ceneri ci siamo sentiti dire: «Convertitevi e credete nel Vangelo». È un imperativo, ma ha l’aria di un augurio
Qualche anno fa stavo andando in auto al monastero di Fonte Avellana. Da Padova si scende verso Fano; poi si lascia l’autostrada Adriatica e si comincia a salire sugli Appennini; il monastero è in un luogo incantevole, a 700 metri. Appena iniziata la salita, ecco che compare un cartello stradale con scritto: «Obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo». Erano i primi giorni di luglio e faceva un caldo terribile. Pneumatici invernali in piena estate? Evidentemente qualcuno, pensando forse di fare uno scherzo simpatico, aveva tolto il cartello che troviamo spesso abbinato a quello blu delle catene; quello in cui c’è scritto: «Dal 15 novembre al 15 aprile». Uso spesso questo esempio a lezione quando devo parlare dell’importanza del contesto, per capire un passo della Bibbia; fuori dal contesto, anche il versetto più bello può non essere colto in tutto il suo valore, se non addirittura frainteso. Il Mercoledì delle Ceneri ci siamo sentiti dire: «Convertitevi e credete nel Vangelo». Che cosa vuol dire? In che senso ci dobbiamo convertire? Che cos’è il Vangelo? Anche questa frase va contestualizzata, come il cartello stradale di prima. Certamente un contesto da non trascurare è quello liturgico, cioè l’insieme della celebrazione. Ora però ci fermiamo ad approfondire il contesto biblico, cioè il brano in cui è pronunciata la frase, come pure gli episodi che lo precedono e lo seguono. La prima domenica di Quaresima ascoltiamo come sempre il racconto delle tentazioni di Gesù. Nel Vangelo secondo Marco però è così breve che la liturgia ci propone di ascoltare anche quello che accade subito dopo: «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”» (Mc 1,14-15). La parola italiana «Vangelo» è un calco del greco euanghélion, che vuol dire «buon annuncio», «buona notizia». Qual è la buona notizia che Gesù sta annunciando? «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino». Da più di mezzo millennio il popolo di Israele stava aspettando; oppresso da vari nemici, continuava a invocare da Dio la liberazione. Ed ecco che arriva Gesù e dice: finalmente l’attesa è finita; il Regno di Dio non è più lontano, si è fatto vicino – che tradotto significa: Dio stesso è qui per prendersi cura di noi. Un piccolo dettaglio: la nuova traduzione della Bibbia e del Messale non dice più «convertitevi e credete al Vangelo», ma «convertitevi e credete nel Vangelo». Si tratta di un dettaglio, per carità. Però è interessante. Perché il verbo credere, in ebraico, ha a che fare con l’azione di appoggiarsi a qualcosa di solido, di sicuro. È come se Gesù dicesse: ho questa bellissima notizia per voi, che Dio è qui, si prende cura di voi, si è ricordato delle sue promesse; fidatevi! Credeteci! Lasciate ogni preoccupazione, ogni ansia, ogni tensione e appoggiatevi a questa buona notizia. Se ci credete che Dio è presente nella vostra vita, troverete pace e sicurezza – dice Gesù. Ci rimane ancora una parola da approfondire: «Convertitevi». Anche qui ci viene in aiuto il contesto: giriamo pagina e troveremo, subito dopo il nostro brano, l’episodio della chiamata dei primi quattro discepoli. «Passando lungo il mare di Galilea, Gesù vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,16-18). Spontaneamente abbiniamo la Quaresima a penitenza e rinunce; ed è giusto. Il testo di Marco però ci ricorda l’ordine degli addendi, che in questo caso comporta un cambiamento nel risultato finale: le scelte di vita dei discepoli, che lasciano tutto, non sono frutto dei loro sforzi; sono il risultato dell’incontro con il Signore, che cambia le loro priorità. «Per lui (Gesù) ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura», dirà Paolo (Fil 3,8). Come scrisse Benedetto XVI, «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est 1). «Convertitevi e credete nel Vangelo» è un imperativo, ma ha tutta l’aria di un augurio: che in questo tempo santo della Quaresima possiate incontrare il Signore, sperimentare che è vicino, appoggiarvi a lui, qualunque cosa stiate vivendo.