Anziani sempre più fragili in Lombardia

Indagine svolta dai sindacati dei pensionati. Oltre 400 mila gli over 65 con problemi di autosufficienza. E circa 100 mila vivono di fatto autoreclusi in casa. A causa delle pandemia i famigliari fanno sempre più fatica a supportarli

Anziani sempre più fragili in Lombardia

La pandemia ha reso più fragile chi lo era già. È quanto emerge dall'indagine "Più fragili dopo la tempesta? Ricerca sugli anziani in Lombardia: bisogni, desideri, risorse", svolta intervistando oltre mille anziani, tra i 65 e gli 85 anni, promossa da Spi Cgil Lombardia, Fnp Cisl Lombardia, Uilp Uil Lombardia in collaborazione con ARS – Associazione per la Ricerca Sociale di Milano. “C’è stata una riduzione di orizzonte, che ha colpito tutti, ma ha inciso particolarmente sulla terza e quarta età, già di per sé segnate da spaesamento, sospensione e perdita di progettualità”, si sottolinea nel report. Se prima della pandemia l’83% degli aiuti ricevuti dagli anziani per rispondere ai loro vari bisogni, proveniva da familiari, oggi di fonte ai nuovi bisogni causati dall’emergenza pandemica, i familiari sono riusciti ad offrire un’azione di supporto solo nel 49% dei casi.

Gli ultra 65enni in Lombardia, sono circa 2,3 milioni e aumentano al ritmo di 40 - 50 mila all’anno. Analizzando i risultati, possiamo dividere gli anziani in “due mondi”: quello dei “giovani anziani”, sessantacinquenni/settantenni e quella dei “grandi anziani”, gli ultraottantenni. I “giovani anziani” si distinguono per una maggiore istruzione e predisposizione alla socialità, per una vita dinamica e per una significativa familiarità con le tecnologie.

Salute. Nonostante ci siano ampie quote di anziani che vivono un relativo benessere, emerge un 15% di anziani con problemi di non autosufficienza parziale o totale. Contando anche la fascia di popolazione che supera gli 85 anni, dove si è fermata la ricerca, si calcolano oltre 400 mila anziani lombardi con problemi di non autosufficienza. Sono soprattutto “grandi anziani”, che abitano da soli e che spesso hanno bassi livelli di istruzione.

Casa. Emerge una bassissima propensione degli anziani lombardi a cambiare residenza. Un dato questo che implica, a sua volta un basso livello di interesse per le soluzioni abitative alternative, come co – housing, probabilmente perché ancora poco conosciute. Un aspetto, del tema della casa, che rimane particolarmente problematico è quello dell’accesso all’abitazione: un anziano su tre riporta la presenza di ostacoli, anche lievi (come gradini o porte strette), che rendono difficoltosa la deambulazione a casa propria.

Solitudine. Il 14% degli anziani ultraottantenni vive un’autoreclusione domestica importante. Questo significa che oltre centomila anziani lombardi si trovano a vivere confinati in casa, con evidenti problemi nella fruizione dei necessari servizi quotidiani. La ricerca evidenzia che, forse in modo inaspettato, la solitudine è percepita maggiormente dagli anziani che vivono nei piccoli centri, dove ci si aspetterebbero maggiori legami corti e di vicinato, mentre si riduce per esempio a Milano, nonostante la quota di anziani che vive da sola nel capoluogo sia maggiore della media regionale. Mediamente, l’indagine ha rilevato che gli uomini escono molto di più delle donne anziane e che vi è una grande disparità anche rispetto all’istruzione ricevuta: chi è più istruito esce di più, socializza di più, è più proiettato sul mondo esterno.

Il caso Milano. Il capoluogo lombardo emerge come una realtà a parte rispetto al resto della regione: gli anziani vivono più spesso in affitto che altrove, ma sembrano essere un po’ più autonomi, un po’ più capaci di arrangiarsi anche da soli grazie a relazioni, trasporti e supporti territorialmente più densi rispetto al resto della regione.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)