Agriturismo da non dimenticare. L’attività di ospitalità rurale è in grande difficoltà, eppure conta molto in termini di occupazione
Agriturismo non significa solo “ospitalità rurale”, ma la possibilità di mantenere in aree svantaggiate un presidio attento di tutela dell’ambiente e di manutenzione del paesaggio.
Colpite, ferite ma non annientate. Sono così le imprese agricole che lavorano anche nel variegato comparto dell’ospitalità rurale. Un vasto settore all’interno della filiera agroalimentare che, più di altri, ha sopportato i colpi duri della pandemia e che comunque resiste. Guardare agli agriturismi, significa aprire gli occhi su un panorama diversificato di attività agricole, che negli anni si sono ampliate e che spesso costituiscono davvero la risorsa che tiene in vita aziende altrimenti destinate a chiudere (con tutte le conseguenze del caso in termini di occupazione e tutela dell’ambiente). Ricchezza agricola sotto altre vesti, quella degli agriturismi. Che con Covid-19 ha corso il serio rischio di scomparire quasi del tutto.
Per capire di cosa si tratta, basta sapere che, stando ad alcuni degli ultimi dati di Coldiretti, l’attività agrituristica significa un sistema di servizi, ospitalità e agri-ristorazione ai primi posti nel mondo e che può contare su 24.576 strutture con 493.319 posti a tavola e 285.027 posti letto. Una “macchina” dedita all’ospitalità rurale che prima della pandemia arrivava ad ottenere un fatturato annuo di 1,5 miliardi di euro grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero. Covid-19 con la serie di chiusure forzate ha fatto crollare a suon di importi milionari tutto questo. Anche se, ha sottolineato più volte proprio Coldiretti, “gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”. Eppure, “in tutta la Penisola – ha detto qualche giorno fa Agriturist, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura -, il crollo è arrivato anche al 100% per chi organizza eventi e nelle fattorie didattiche”.
Storia e destino complessi quelli degli agriturismi in Italia. Nata ormai diversi decenni fa, l’attività agrituristica è stata agli inizi osteggiata duramente da commercianti e albergatori: molte, infatti, erano le sovrapposizioni con alberghi, ostelli e camere in affitto. E, in alcune occasioni, molte furono anche le aperture di agriturismi che nulla avevano a che fare con le imprese agricole e con l’agricoltura. Solo la definizione rigorosa di vincoli severi, è riuscita a fare pulizia, facendo diventare l’agriturismo l’esempio più importante e completo di quella multifunzionalità dell’impresa agricola, che ha fatto passare l’agricoltura dalla semplice produzione di cibo a qualcosa di più vasto e complesso. Che non significa solo “ospitalità rurale”, ma la possibilità di mantenere in aree svantaggiate un presidio attento di tutela dell’ambiente e di manutenzione del paesaggio che, altrimenti, non sarebbe economicamente sostenibile. Senza dire, poi, dell’occupazione e della possibilità di sviluppo dell’agroalimentare.
Poi, come si è detto, Covid-19 ha bloccato tutto, o quasi. Perdite milionarie e, adesso, grandi difficoltà organizzative per la ripresa, insieme magari a qualche diffidenza, stanno mettendo davvero a rischio questa parte importante dell’attività agricola. Ma a questo punto che fare? Coldiretti chiede la possibilità di riprendere a lavorare seguendo naturalmente tutte le precauzioni del caso. Agriturist suggerisce un piano strutturale di ripresa e rilancio, che tenga conto e promuova le peculiarità uniche dell’offerta. Servono, in generale, anche per le aziende agrituristiche, indennizzi rapidi e semplificazioni nelle procedure. Anche l’agriturismo, in altri termini, si trova nella condizione comune a molte altre attività: necessita di attenzione e di sostegni mirati. Buona produzione agroalimentare, occupazione e tutela ambientale passano anche da qui.