Agricoltura. I giovani devono fare conti con molti ostacoli, senza dimenticare il ruolo complessivo del settore nel quale lavorano
In Italia è in atto uno storico ritorno alla terra con oltre 56mila giovani under 35 alla guida di imprese agricole.
In Italia cresce il numero di giovani agricoltori. Cosa buona, anzi ottima. Per diversi motivi. Che, per esempio, uno dei comparti più dinamici dell’economia nazionale riesca ad attrarre giovani leve imprenditoriali, è certamente premessa per un futuro migliore. Senza dire della capacità innovativa che le imprese “giovani” riescono a mettere davvero “in campo”.
Il fatto che nell’attività agricola vi sia poi una maggiore sensibilità nei confronti dei temi ambientali, è cosa sicuramente rassicurante. Accanto a tutto questo, però, è necessario accostare due considerazioni di fondo: la prima, è che fare agricoltura oggi è comunque mestiere complesso e difficile (anche per i giovani); la seconda, è che accanto ai prodotti e alle attività innovative che i giovani riescono a mettere in fila, l’agricoltura deve necessariamente conservare il suo ruolo di produzione di alimenti per tutti (al di là delle tipicità e delle mode).
I numeri più recenti che fanno capire il ruolo dei giovani in agricoltura, sono stati resi noti da Coldiretti nell’ambito della consueta manifestazione Oscar Green che ogni anno premia le idee più innovative del comparto. Stando ai coltivatori, quindi, “in Italia è in atto uno storico ritorno alla terra con oltre 56mila giovani under 35 alla guida di imprese agricole, un primato a livello comunitario con uno straordinario aumento del +12% negli ultimi cinque anni”. A conti fatti, in Italia sono oltre 548mila le aziende condotte da giovani in tutti i comparti produttivi, dal commercio alla manifattura, dall’abbigliamento ai servizi con il settore agricolo che – evidenzia la Coldiretti – vanta più del 10% del giovani che fanno impresa e creano lavoro. Ciò che più conta è la capacità di innovazione e di crescita multifunzionale – spiegano i coltivatori diretti – che porta le aziende agricole di questo tipo ad avere una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. Oltre a chi eredita la terra, poi, c’è chi arriva alla terra da altre attività. Forte anche la presenza femminile (il 32% circa del totale).
Fin qui tutto bene, quindi. L’altra faccia della medaglia, tuttavia, esiste ed è tutt’altro che trascurabile. Al di là dell’immagine dell’agricoltura come attività faticosa e certamente sottoposta alle bizze del clima e della natura in generale (cosa d’altra parte assolutamente vera anche oggi), i giovani devono fare i conti con una serie di problemi di non poco conto. La burocrazia, dice per esempio ancora Coldiretti, “spegne il sogno di oltre 1 giovane italiano su 2 (55%) fra i quasi 39mila che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura in Italia”. Bocciature che non derivano dalla pochezza delle idee progettuali, ma dagli “errori di programmazione delle amministrazioni regionali” che fra l’altro aprono al “rischio di perdere i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea”. La burocrazia – dicono ancora i coltivatori – sottrae fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda ma, soprattutto, con l’inefficienza, frena l’avvio di nuove attività di impresa. La complessità delle procedure amministrative è ritenuto un problema nell’attività dell’azienda dall’84% degli imprenditori in Italia contro il 60% della media Ue.
Giovani di belle e serie speranze quindi, spesso rischiano di scontrarsi con la dura realtà che in agricoltura significa rischio ambientale e climatico oltre che peso burocratico e procedurale (oltre che magari diffidenza da parte delle istituzioni e del sistema del credito). Ma non è finita qui. La diversificazione e l’innovatività produttiva che tanta parte hanno nell’attività dei giovani agricoltori (dagli agriasili a prodotti di bellezza base di materie prime vegetali, passando per i superfood ottenuti con tecniche recuperate dalle più profonde tradizioni), non devono far dimenticare la necessità di avere un’agricoltura in grado di produrre alimenti buoni e controllati per tutti. Ma anche in questo ambito, la presenza di giovani d’impresa, in grado di applicare la migliore tecnologia a disposizione, di stare sul mercato con efficienza e serietà, di fare cioè della buona agricoltura a tutto tondo, è comunque la migliore garanzia per il futuro di questo settore.