Adorazione eucaristica. Contagiati dalla santità di Dio

La Chiesa dà a tutti la possibilità di percorrere la strada della santità, facendo incontrare il Signore nella riconciliazione e nell’Eucaristia, nell’ascolto della sua Parola, nelle opere di carità e nei fratelli

Adorazione eucaristica. Contagiati dalla santità di Dio

Santa, come testimoniano le fonti patristiche, è il primo attributo aggiunto alla parola Chiesa. Il motivo che ha portato a caratterizzare così la Chiesa lo troviamo nella Bibbia stessa e rimanda a una qualità di Dio: egli è il santo e non c’è da domandarsi per quale ragione lo sia dal momento che appartiene al suo stesso essere. Così dire Dio è dire per equivalenza santo; e, all’inverso, non si può attribuire la qualifica santo a una realtà se non nella misura in cui essa rinvia a lui. Nell’Antico Testamento il popolo di Dio è santo (Dt 7,6), così come i comandamenti sono santi (Ger 23,9), la terra è santa (Sap 12,3; Gn 28,16-17), il tempio è santo (Sal 5,8), la città di Gerusalemme è santa (Is 56,7), proprio perché ognuna di queste realtà è di Dio e a lui rinvia. Così il popolo d’Israele, consapevole di esser «proprietà di Dio», comprende la chiamata alla santità come una scelta di appartenere a Dio solo e di conseguenza a separarsi da tutto ciò che ostacola il suo cammino verso di lui. Anche la Chiesa, alla luce del mistero pasquale, ha compreso di essere santa in virtù dell’unione sponsale di Cristo, il quale l’ha amata fino a dare per essa la vita, così da renderla, per mezzo dello Spirito Santo, tutta gloriosa, senza macchia né ruga, santa e immacolata (cf. Ef 5,25-27). Così i cristiani, consacrati dal battesimo, si sono riconosciuti «i santi» (At 9,13), «i santi per vocazione» (Rm 1,7) in quanto resi figli nel Figlio, membra vive del Corpo di Cristo, tempio vivo dello Spirito, resi partecipi della santità divina. Affermare quindi la Chiesa santa è – come si esprimeva il card. Martini – «un passivo: non siamo santi per nostro merito, bensì in quanto santificati», è la certezza che la comunità ha avuto fin dagli inizi che a renderla tale non fossero i meriti che poteva avanzare ma è l’azione di Dio, non gli sforzi di noi uomini, ma è lo Spirito Santo che santifica. Così la Chiesa è presenza nel mondo di questa santità ed è chiamata a diffondere il profumo della misericordia e a irradiare la luce del perdono affinché ogni persona possa decidersi nel vivere da figlio la propria relazione con Dio. Parlare della Chiesa santa ci esorta a uno sguardo reale, a calarla nel qui e ora della storia e a constatare che a partire da ognuno di noi vi si trovano scelte, atteggiamenti, azioni, parole... che sembrerebbero contraddirla. Contro la rassegnazione a vedere la santità come irraggiungibile o una condizione riservata solo per pochi, questa proprietà della Chiesa ricorda che l’azione di Dio non fa venire meno la capacità dell’uomo di scegliere verso dove orientare la propria vita, cosicché è nella libertà che si è invitati ad accogliere i continui appelli alla conversione; inoltre ricorda che, proprio perché costituita da persone, non è dei perfetti, cioè di coloro che sanno vivere il Vangelo senza alcuna contraddizione o ombra, ma è una Chiesa dove ognuno di noi con i suoi peccati, gravi o lievi che siano, è chiamato a lasciarsi trasformare, rinnovare e santificare dall’azione dello Spirito Santo per essere santi come Dio. Quanto detto richiama alla Chiesa che da se stessa, per la fragilità della natura umana che la costituisce, è peccatrice, ma è santa in quanto è stata «strappata» dal peccato e continuamente redenta da Cristo. Consapevole di essere una convocazione di uomini peccatori, la Chiesa non si stanca mai di chiamare ogni persona alla santità e in modo particolare dà a tutti la possibilità di percorrere questa strada – che è propria del cristiano – facendo incontrare il Signore nelle azioni sacramentali, in modo particolare nella riconciliazione e nell’Eucaristia, nell’ascolto della sua Parola, nell’esercizio delle opere di carità e nell’incontro con altri fratelli e sorelle che con la loro testimonianza sospingono alla vita santa. Ogni cristiano è così esortato ad assumere gli atteggiamenti di collaborazione e di solidarietà, dal momento che ci è chiesto di collaborare affinché nessuno si senta escluso dalla Chiesa, anzi non dovrebbe mancare occasione nella quale coloro che sono deboli e peccatori, ma anche coloro che hanno la convinzione di sentirsi a posto si sentano con carità invitati a compiere, con la grazia dello Spirito Santo, un ulteriore passo, magari piccolo, sulla via della perfezione evangelica; e secondo un’espressione della Chiesa antica – «i forti portino i deboli e i santi i peccatori» – l’essere santi richiede anche l’essere solidali in una Chiesa dove le persone si sorreggono a vicenda, così quando uno «cade» e sperimenta la lontananza da Dio non si senta perduto, ma sappia che la comunità dei fratelli lo sostiene nella preghiera e se ne prende cura. Contro ogni pensiero che instilla l’idea che la santità richieda di fare chissà quali cose straordinarie, la vita santa piuttosto inizia dall’umiltà di lasciar agire Dio nella nostra vita, di permettere l’incontro tra la nostra debolezza, di cui spesso ci vergogniamo o nascondiamo, con la grazia di Dio che tutto rinnova e trasforma per rendere la nostra vita un’offerta di lode alla Trinità e un servizio al prossimo. Forse, oggi più che mai, dovremmo far risuonare tra di noi il desiderio di osare una vita santa, di non aver paura di puntare in alto e di lasciarci contagiare dall’amore di Dio.

Rete mondiale di preghiera per il papa: novembre

Intenzione di preghiera del papa Preghiamo per il papa, perché nell’esercizio della sua missione continui ad accompagnare nella fede il gregge a lui affidato, con l’aiuto dello Spirito Santo.

Intenzione dei vescovi Preghiamo per quanti sono in prigione per reclusioni giuste o ingiuste: affinché trovino cuori e mani fraterne che li aiutino a riscoprire la loro dignità di figli amati da Dio, Padre buono; non perdano mai la speranza che rischiara il loro cammino; sentano la responsabilità delle loro scelte di vita e siano aiutati a ritornare a far parte di una società più giusta e sicura.

don Fabio Moscato
Docente di Ecclesiologia e Mariologia alla Facoltà Teologica del Triveneto

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