Adolescenti, alcol e gioco d’azzardo. Tonioni (psichiatra): “Sotto ogni dipendenza patologica c’è un’angoscia più profonda”
È stato presentato, nei giorni scorsi a Roma, uno studio dell'istituto superiore di sanità che fotografa le abitudini dei ragazzi dagli 11 ai 15 anni in Italia. Tra i problemi più rilevanti emersi, i fenomeni estremi legati al consumo di alcolici e le esperienze di gioco d'azzardo. Eppure, dice il responsabile dell'Area dipendenze del Policlinico Gemelli, nei giovanissimi "non c'è assenza dei valori". Di fronte al disagio, i genitori devono mostrare "pazienza, comprensione e tenerezza"
Aumentano i fenomeni estremi legati al consumo di alcolici tra i giovani. Nel 2018, il 43% dei 15enni (38% nel 2014) e il 37% delle 15enni (30% nel 2014) ha fatto ricorso al binge drinking (assunzione di 5 o più bicchieri di bevande alcoliche, in un’unica occasione) negli ultimi 12 mesi. Il 16% dei 15enni italiani (e il 12% delle 15enni) ha fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi 30 giorni. Non solo: più di 4 studenti su 10 hanno avuto qualche esperienza di gioco d’azzardo nella vita, con i ragazzi 15enni che risultano esserne coinvolti maggiormente (62%) rispetto alle coetanee (23%). È la fotografia scattata dalla rilevazione 2018 del Sistema di sorveglianza Hbsc Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), promosso dal Ministero della Salute/Ccm, coordinato dall’Istituto superiore di sanità. Lo studio è stato presentato nei giorni scorsi a Roma. Di questi dati parliamo con Federico Tonioni, psichiatra responsabile dell’Area dipendenze della Fondazione Policlinico Gemelli.
Lo studio mostra le abitudini degli adolescenti rispetto ad alcol, droga, gioco d’azzardo: dobbiamo preoccuparci?
C’è una base comune a tutti questi fenomeni: una distanza generazionale oggi vissuta soprattutto dai genitori come un’assenza. I rapporti sono cambiati in virtù del digitale, che non è una dipendenza ma un fenomeno evolutivo fortissimo e rapidissimo come Internet e che ha colto impreparata quella generazione di genitori che conosceva un prima del computer. Dobbiamo entrare nell’ottica che il profilo cognitivo degli adolescenti è profondamente cambiato e in esso c’è una fortissima prevalenza del linguaggio per immagini. Questo non è un problema psicopatologico, ma è come se i genitori non si riconoscessero più nei figli. Il concetto di distanza e vicinanza adesso è completamente stravolto. Si rischiano, da una parte, vicinanze basate sul controllo, che sono pericolosissime e non servono assolutamente a conoscere meglio i figli; dall’altra, distanze che diventano assenze.
Dove nascono i conflitti?
Di fronte all’adolescenza restiamo sempre sorpresi: genitori e i figli. Quando arriva nasce un bisogno di distanza di sicurezza dei ragazzi dagli adulti. La matrice dei problemi, però, è la confusione dei genitori, che prima hanno adultizzato i figli quando erano piccoli, ma quando sono adolescenti non riescono a capire cosa fanno con il telefonino. Così spostano i problemi su idee sbagliate: il gioco della balena blu che induce al suicidio o certi livelli di cyberbullismo che sono esagerati.
Ci dobbiamo preoccupare per la dipendenza dei ragazzi dal cellulare?
L’iperconnessione, ovvero la tendenza dei ragazzi di stare attaccati al telefonino, dal mio punto di vista è quasi un diritto per un adolescente, se non giocano d’azzardo on line. Certo, questo li porta a distrarsi, ma ci distraevamo anche noi a guardare le nuvole fuori dalla finestra. I ragazzi di questa generazione sono meravigliosi: ho trovato commovente tutti quei ragazzi che hanno partecipato allo sciopero globale per il clima. Il mondo è di plastica: noi adulti non ce ne accorgiamo, ma loro sì.
E il problema dell’alcol?
Purtroppo, bevono tutti e non c’è nessun controllo da parte dei bar. D’altra parte, i ragazzi girano anche con documenti falsi ma non c’è nessun buttafuori delle discoteche che verifichi la loro veridicità. Lo stesso discorso vale per la vendita di sigarette a minorenni.
Tra i giovanissimi si sta diffondendo anche l’abitudine al gioco d’azzardo…
Tra tutte le forme di abuso tra gli adolescenti, quella più grave è proprio il gioco d’azzardo on line: conosco anche dei ragazzi che perdono 1.000-1.500 euro e che arrivano a rubare soldi ai familiari per coprire i debiti contratti. Dietro a questo c’è un bisogno di eccitazione provocato dall’azzardo che è fortissimo. È come un’anfetamina a rilascio lento che ti porta il pensiero sempre alla scommessa, come una zona di comfort che ti dissocia dalla realtà o da problemi più grandi che ti affliggono. Infatti, sotto ogni dipendenza patologica c’è sempre un’angoscia più profonda.
Il fenomeno delle slot machine è presente nelle borgate, mentre i ragazzi dell’alta e media borghesia scommettono on line su qualsiasi cosa. Ci sono piattaforme di gioco completamente fuori controllo. È una dipendenza soprattutto maschile, con conseguenze molto gravi. L’intenzione di questi ragazzi non è di stare male o rovinarsi, ma dietro ci sono storie affettive allucinanti, di gelo, di freddezza. Oggi più che mai i genitori hanno bisogno di essere aiutati: sono in difficoltà e disorientati, alternando atteggiamenti, quasi persecutori, di rigidità e controllo a situazioni in cui non ci sono emotivamente. Questa fatica dei genitori a capire e ad accettare la propria impreparazione è l’unica forma di presenza genitoriale che i figli riconoscono.
Qual è l’atteggiamento giusto da tenere con gli adolescenti?
La distanza più sana dai figli è la fiducia, perché imporre delle regole può far nascere rabbia, che è un problema serio alla base di tutta la psicopatologia dei ragazzi. Certo, mantenere un atteggiamento di fiducia è faticoso. Le regole devono essere date per innescare trattative su tutto. I bambini non possono essere “passivizzati”. Quando si raggiunge un compromesso con un figlio, che poi è il punto del massimo sforzo reciproco, anche i genitori crescono.
Di fronte a un ragazzo che gioca d’azzardo, occorre armarsi di pazienza e manifestare comprensione e tenerezza verso di lui, che già soffre. Poi bisogna rivolgersi alle persone giuste: non si può rispondere chimicamente a un bisogno affettivo.
Noi al Gemelli assistiamo i ragazzi con tutte le forme di psicoterapia possibile e facciamo dei gruppi in cui non si parla mai del sintomo della dipendenza, ma delle emozioni, dell’affettività. Negli adolescenti non c’è assenza di valori, anzi. Dobbiamo, perciò, metterci in discussione noi adulti e provare a vedere il mondo con occhi diversi e a fare pensieri diversi, altrimenti cadiamo nei soliti pregiudizi verso i ragazzi. Insomma, dobbiamo provare a fidarci di loro.