29 ottobre: giornata anticontraffazione. Il fashion italiano falso vale 5,2 mld l'anno
Secco: "Il "nostro" spettacolo Tuttofalso ancora attualissimo! Vorrei una maggiore unità di intenti a livello nazionale per non disperdere le forze"
La contraffazione? Una piaga! Dopo decenni di battaglie su ipotetiche leggi, task force e controlli, nel 2013 abbiamo provato a cambiare obiettivo. Se non riesci a distruggerli … togli loro il mercato. E’ nato così il progetto voluto dal Tavolo Veneto della Moda (Confartigianato, Cna, Confindustria, Confcommercio e Confesercenti del Veneto) di produrre e promuovere, grazie al decisivo contributo della Regione Veneto, lo spettacolo Tuttofalso, scritto da Andrea Guolo e interpretato da Tiziana di Masi. Sette anni di tour, più di 250 repliche in tutta Italia.
Migliaia di cittadini coinvolti e tantissimi studenti con la collaborazione degli istituti scolastici. Una
idea innovativa che è, oggi, ancora attualissima.
La lotta contro il falso per la difesa del vero Made in Italy è una battaglia principalmente culturale. In questa giornata che, grazie anche al nostro incessante lavoro lo scorso anno è stata dedicata all’Anticontraffazione, ci tengo -prosegue - a fare un appello: vorrei una maggiore unità di intenti a livello nazionale per non disperdere le forze.
Sono tante le iniziative, i progetti, le manifestazioni. Ma troppo disarticolate tra loro e il Governo
sembra non prenderne mai sul serio nessuna. I dati appena pubblicati dall’OCSE purtroppo ne
sono una drammatica conferma”. Ad affermarlo Giuliano Secco Presidente della Federazione
Moda di Confartigianato Veneto alla vigilia della seconda giornata dedicata all’Anticontraffazione.
Il valore del commercio mondiale di prodotti italiani contraffatti dei settori tessile, moda e
accessorio, stima l’OCSE, ammonta a 5,2 miliardi di euro. Il mercato nero dei prodotti del fashion made in Italy è una piaga per l’economia nazionale, che causa alle aziende manifatturiere italiane 1,3 miliardi di euro di danni per le mancate vendite, e danni ai consumatori, convinti di acquistare un prodotto autentico, 1,4 miliardi di euro. Senza contare che la contraffazione genera anche un impatto negativo indiretto in termini di riciclaggio di denaro, evasione fiscale, sfruttamento del lavoro illegale e sostenibilità ambientale delle produzioni.
“Negli ultimi anni -precisa Secco - la lotta alla contraffazione si è inasprita, passando dai 26
milioni di articoli sequestrati nel 2016 agli oltre 52 nel 2018. Dei sequestri effettuati, il 25,4%
riguarda articoli del settore abbigliamento, il 34,2% accessorio, il 16% calzaturiero, il 7,3%
gioielleria e il 3,3% occhialeria. Ma non basta. Non mi stancherò mai di proporre quanto abbiamo sintetizzato ad ottobre 2019 a conclusione del nostro importante seminario sul “lato oscuro della moda” tenuto a Treviso -conclude Giuliano Secco-: dobbiamo tutti puntare ad avere regole realmente applicabili e ad attuare un cambiamento culturale.
Ed è proprio di leggi che abbiano “gambe sulle quali camminare” che dobbiamo iniziare a parlare. Innanzi tutto estendendo la “buona pratica” adottata a Prato di applicazione dell'articolo 603 bis del codice penale introdotto nell’ottobre 2016 con la legge 199, che ha riscritto il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.
Secondo presentando al Ministero della Giustizia un progetto di riforma dei reati in materia di lavoro nero e contraffazione nel sistema moda. Il problema non è solo elaborare delle buone norme, ma anche farle applicare con i controlli, con il processo e con una cultura della legalità degna di questo nome.
Una normativa che dovrà essere imperniata sulla figura del consumatore finale. La frode va sanzionata in quanto lesiva soprattutto degli interessi del destinatario ultimo del prodotto. E, sempre pensando al consumatore, che preveda la valorizzazione dell’etichetta parlante, strumento digitale che fa realmente cogliere il valore in termini di rispetto dei princìpi etici e sociali di ogni prodotto. Un controllo della concorrenza sleale che sia trampolino di lancio per affrontare il tema del giusto compenso”.
Fonte: Confartigianato Imprese Veneto