Una grande opportunità: valorizzare la situazione attuale per dare peso a un compito importante della scuola
Incontrare sul campo le regole provoca a pensare da subito alla dimensione della collettività e del bene comune, nodi centrali della questione “educazione civica”.
Un’opportunità. Proviamo a staccarci un momento dall’infinito dibattito innescato dall’apertura delle scuole in rapporto al Covid. E’ certamente importante discutere e sottolineare gli aspetti della sicurezza, delle dotazioni degli istituti, delle disposizioni più o meno applicabili che caratterizzano l’avvio di questo nuovo anno scolastico. Allo stesso modo, anche se non è questione nuova, ben si capisce la polemica ricorrente sulla mancanza dei docenti, sulle supplenze da assegnare eccetera eccetera.
Tutto nella norma, si potrebbe dire. Si fa un gran parlare di tutti questi argomenti da settimane che probabilmente nemmeno fanno più rumore. O, meglio, sono un “rumore” cui ci si è abituati e dunque non si sente più. Le cose vanno così, complicate, ed è la normalità.
Vale la pena invece di mettere l’attenzione su temi che sfilano paralleli a quelli sulle prime pagine dei giornali e che tuttavia hanno rilevanza per la scuola e per il mondo giovanile. E qui ecco il termine “opportunità” citato all’inizio: si riferisce in particolare alla valorizzazione della situazione attuale per dare peso a un compito importante della scuola che quest’anno dovrebbe anche tradursi in un insegnamento vero e proprio. Si parla dell’Educazione civica, cioè, detta semplificando, l’educazione dei cittadini.
Il Ministero ha disposto le linee guida per un insegnamento che ha lunga e travagliata storia nelle vicende dell’istruzione italiana e che da quest’anno dovrebbe essere obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia – per quanto trasversale, ma con un proprio voto – per un orario complessivo annuale non inferiore alle 33 ore, da individuare all’interno del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti e affidare ai docenti del Consiglio di classe o dell’organico dell’autonomia. Si tratterà di muoversi attorno a tre poli di riferimento: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.
Ora, proprio l’avvio di un anno scolastico così travagliato come l’attuale può costituire un’opportunità importante per entrare “in medias res” rispetto ai temi dell’educazione civica, a cominciare dal fatto che alunni e insegnanti – insieme con le famiglie – si trovano a dover affrontare in modo speciale regole stringenti, messe in rapporto immediato con la collettività e il bene comune. Ecco il punto: incontrare “sul campo” le regole, oggi in maniera più evidente che mai per via dello spettro pandemico – dalle mascherine al distanziamento, dalla sanificazione degli ambienti alla misurazione della temperatura, dalle restrizioni nei movimenti all’alternanza delle didattiche e degli orari – provoca a pensare da subito alla dimensione della collettività e del bene comune, nodi centrali della questione “educazione civica”.
Il momento presente, allora, può diventare occasione privilegiata per una presa di consapevolezza, inizio di un percorso di maturazione e condivisione pienamente scolastico, può trasformarsi, da emergenza fastidiosa, a motivo di sviluppo. Raccogliere l’esperienza, farne oggetto di riflessione, coglierne gli aspetti e le ragioni – naturalmente nel rispetto delle fasce di età e delle situazioni di ciascun protagonista della scuola – è un modo di guardare avanti, tra l’altro proprio nella direzione in cui la scuola ha “teoricamente” deciso di incamminarsi, verso un maggior senso di comunità e di responsabilità “civica”. Appunto.