Società, scuola e bene comune. L’inizio dell'anno scolastico è accompagnato da ombre e paure
Tutti sono consapevoli che ricominciare è un passaggio delicato: studiare è un diritto per il singolo cittadino ed è un tassello per il bene comune.
L’apertura e i dibattiti che accompagnano i primi giorni dell’ingresso a scuola dei bambini e dei ragazzi ci mostrano il legame che il sistema di istruzione stringe con la società in cui è inserito. Tutti sono consapevoli che ricominciare è un passaggio delicato: studiare è un diritto per il singolo cittadino ed è un tassello per il bene comune. Però l’inizio è accompagnato da ombre e paure: l’emergere di futuri focolai e la loro gestione, l’incertezza di una ripresa che sarà per molti studenti un po’ in classe e un po’ a casa, la gestione dei tempi per le famiglie, le quali in alcuni casi si troveranno la mattina senza sapere a chi affidare ai figli, la difficoltà di coordinare gli spostamenti con l’atavica debolezza del trasporto pubblico. Si potrebbero aggiungere le carenze di personale e delle risorse delle scuole e le condizioni precarie dei loro edifici.
Le famiglie, gli insegnanti, i politici, gli studiosi, i pediatri: tutti sono concordi nel segnalare essenziale l’avvio dell’anno scolastico per i singoli studenti e per un Paese che guarda al futuro. Però è difficile individuare soggetti che si assumano le responsabilità con chiarezza. Così alzano la voce i più timorosi: quei genitori, che spesso guardano e (a volte sono obbligati a guardare) alla scuola come ambiente per la custodia dei loro figli; quegli insegnanti che non riescono a immaginare una didattica aperta – capace di integrare modalità diverse per l’apprendimento – e vorrebbero solo ritornare al passato; quegli amministratori locali e statali che non sono stati in grado di attrezzare le loro strutture, e così via.
Tornano tanti egoismi, mentre servirebbe un risveglio della responsabilità e della pazienza, in questo periodo, perché la scuola potrà ripartire solamente con un lento intercedere di chi si muove in un terreno insidioso. La crescita dei contagi nel mese di agosto ha mostrato la necessità di mantenere le precauzioni. Anche ora c’è bisogno di un forte senso civico, e l’impazienza di quanti aspirano a tornare alle vecchie abitudini nasconde due tentazioni: la nostalgia di un passato conosciuto e tranquillizzante e il desiderio di gettare alle spalle un inaspettato e drammatico periodo. Invece per superare le paure occorrerebbero consapevolezza e cooperazione. Come ha affermato papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 10 settembre: “La crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia colpisce tutti; possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune…per costruire una società sana, inclusiva, giusta e pacifica, dobbiamo farlo sopra la roccia del bene comune”.