Risparmio. Gli italiani preferiscono la liquidità ma crescono gli investimenti sostenibili
Dall’indagine Acri/Ipsos emerge una fotografia tra luci e ombre. Aumenta la capacità di risparmio, si conferma la predilezione per la liquidità, cresce l'attenzione per l'ambiente e la disponibilità ad investire in aziende sostenibili
È un Paese consapevole di non essere ancora uscito del tutto dalla crisi e di avere davanti un orizzonte denso di nubi sul piano economico e della sostenibilità del modello di sviluppo quello che emerge dalla 19ª edizione dell’indagine “Gli italiani e il risparmio. Risparmio è sostenibilità. Scelte di oggi per immaginare il domani”, realizzata dall’ Acri con l’Ipsos e presentata ieri a Roma da Francesco Profumo, presidente dell’Associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di risparmio Spa, e dal presidente di Istituto di analisi Nando Pagnoncelli, alla vigilia della 95ª Giornata mondiale del risparmio che ricorre oggi. Una fotografia tra luci e ombre: più della metà degli italiani sono soddisfatti della propria situazione economica, mentre aumenta la capacità di risparmio delle famiglie, che tuttavia preferiscono la liquidità come auto-assicurazione per trovarsi più preparati in un contesto incerto, e si riducono lievemente le famiglie in saldo negativo. Cresce la consapevolezza rispetto ai temi della sostenibilità negli investimenti.
Dall’indagine – realizzata tra settembre e ottobre tramite 1000 interviste telefoniche presso un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta – emerge che il 59% dei cittadini pensa che il mondo stia fronteggiando un’emergenza al contempo ambientale e sociale, un altro 20% sottolinea la propria preoccupazione per l’ambiente e il 12% si sofferma sulle disuguaglianze. Il 39% si dice pessimista circa i prossimi 3 anni, mentre è ottimista il 24%. Per quanto riguarda la situazione personale, il 59% è soddisfatto della propria situazione economica, dato in crescita di 4 punti rispetto al 2018 e di 17 rispetto al 2013, il miglior dato dopo quello del 2001 (65%). E ancora un 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre solo il 14% è pessimista.
“Questi dati positivi – osservano tuttavia i curatori dell’indagine – non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita dalla crisi.
Aumenta la capacità di risparmio delle famiglie italiane (42%) e si riducono quelle in saldo negativo, che però rimangono il 21%. Il 79% non avrebbe difficoltà a far fronte ad una spesa imprevista di 1.000 euro e il 39% ad una di 10mila euro (era il 36% un anno fa).
Il 63% dei nostri concittadini continua a prediligere la liquidità “per trovarsi più preparati in un contesto incerto. In una situazione in cui il risparmio gioca un crescente ruolo di auto-assicurazione, questa ridotta fiducia non può che confermare la predilezione per la liquidità”, si legge nello studio. Ma il risparmio viene tesaurizzato in gran parte in liquidità anche per la difficoltà di trovare un investimento ideale, oltre che per la diffidenza verso norme ed istituzioni che lo tutelano (per il 60% non è adeguatamente tutelato). Così il 35% preferisce non investire e spendere il proprio denaro, dato in crescita di 5 punti rispetto al 2018. Scende di 6 punti l’attrazione verso titoli considerati più sicuri, oggi ideali per il 25%, rimangono stabili il ‘mattone’ al 33% e gli investimenti più rischiosi al 7%.
Il dato interessante è che nella valutazione delle opzioni di risparmio e investimento emerge il desiderio di impatto sociale positivo, la convinzione che ognuno possa e debba fare la sua parte, che il risparmiatore, attraverso le proprie scelte, possa condizionare il comportamento delle aziende. Cresce la consapevolezza rispetto alla sostenibilità ed emerge la volontà di investire in attività positive per società e ambiente. “Il 71% dei cittadini è aggiornato su questi temi – osserva Francesco Profumo commentando l’indagine -. E questo inizia a produrre un cambiamento anche nelle azioni: il 52% è più attento ai consumi, il 36% è più attento negli investimenti”, tanto che “3 italiani su 4 (il 74%) sono convinti che le aziende dovrebbero essere soprattutto sostenibili”. Se per metà dei risparmiatori l’investimento in aziende sostenibili non deve essere penalizzante, il 22% sarebbe disposto ad accettare anche rendimenti più bassi.