Responsabili, con poca speranza. Una riflessione a partire da alcuni dati del Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo
I giovani si sentono chiamati in causa rispetto al proprio futuro e alla costruzione della casa comune, allo stesso tempo senza avere chiari i percorsi per raggiungere gli obiettivi.
I giovani forse si sentono poco coinvolti e attratti dai dibattiti elettorali e delle tribune politiche, ma sono fortemente interessati al bene comune. Essi sentono che la costruzione della società in cui vivono dipende anche da loro. Non si illudono di poter cambiare da soli le cose, ma sono consapevoli che le trasformazioni non prenderanno la direzione voluta lascandole andare per inerzia, le trasformazioni vanno accompagnate.
Il recente Rapporto Giovani 2020 dell’Istituto Toniolo dedica una parte delle sue rilevazioni sulla condizione giovanile alla relazione tra i giovani e la politica. Il focus è interessante perché realizza un confronto tra ragazzi di alcuni paesi europei e non solo italiani. Lo sguardo di questi giovani è attratto da temi simili, anche se ci sono poi delle particolarità che dipendono dal diverso contesto in cui vivono.
Quasi la totalità dei cittadini europei tra i 20 e i 34 anni (il 93,7%) è concorde nell’affermare che è importante per un Paese promuovere il bene comune. Soprattutto il 59,8% di loro sostiene che la responsabilità del bene comune è condivisa tra lo Stato, le istituzioni e i cittadini. Insomma per i giovani se si vuole far crescere il benessere nella società tutti si devono impegnare, non c’è una delega. Per molti di loro gli obiettivi più importanti sono ridurre l’inquinamento e promuovere la felicità dei cittadini. Tuttavia il futuro non è roseo e se guardano al 2050 vedono i Paesi europei in condizioni peggiori di quelle attuali.
Sembra di trovarsi di fronte a giovani che si sentono chiamati in causa rispetto al proprio futuro e alla costruzione della casa comune, allo stesso tempo senza avere chiari i percorsi per raggiungere gli obiettivi.
Questa impressione sarebbe confermata dal distacco verso la politica. Dal rapporto emerge, infatti, che in molti faticano a collocarsi lungo un asse destra-sinistra e addirittura per circa il 40% di loro con punte del 52% in Francia e del 47% in Italia considerano le categorie di destra e sinistra sono ormai superate. Non è questione di credibilità delle forze politiche.
Così i giovani appaiono responsabili, ma poco fiduciosi verso il loro futuro. È lo scotto da pagare per una mancanza della politica, di una politica che propone prospettive possibili, che si mette in ascolto e accompagna le aspirazioni dei cittadini con la capacità di mettere in piedi progetti realistici che vanno verso una direzione condivisa.