Reddito d’emergenza. Gori: “Bene l’introduzione della misura, ma notevoli le criticità”
La durata del beneficio, ridotto da tre a due mesi, e le difficoltà nel richiederlo potrebbero rendere meno efficace il provvedimento. Le perplessità di Cristiano Gori, coordinatore del gruppo di lavoro insieme a Forum Disuguaglianze e Diversità e Asvis. “Procedura per domande troppo lunga. Scoraggerà alcuni dal fare domanda”
“Aver previsto una protezione straordinaria per gli ultimi tra gli ultimi è positivo, tuttavia ci sono notevoli criticità in merito a come è stata disegnata la misura, dalle modalità per presentare la domanda alla durata del beneficio, che dagli iniziali tre mesi di cui si parlava è stato ridotto a due”. Il reddito d’emergenza previsto dal decreto Rilancio non convince appieno Cristiano Gori, docente di politica sociale all'Università di Trento e coordinatore del gruppo di lavoro che insieme a Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, e al Forum Disuguaglianze e Diversità, sin dai primi giorni dell’emergenza coronavirus ha chiesto al governo l’introduzione di misure straordinarie per scongiurare la caduta in povertà di quella fetta di popolazione che potrebbe non rientrare in nessuna misura di sostegno al reddito ordinaria o straordinaria.
Rispetto all’iniziale proposta sviluppata da Forum Disuguaglianze e Diversità, Asvis e Gori, tuttavia, la misura elaborata dal governo presenta alcune differenze piuttosto cruciali su cui il team coordinato dallo stesso Gori sta lavorando per provare a proporre dei miglioramenti da apportare, si spera, nel necessario passaggio parlamentare del decreto. “Uno degli aspetti positivi e fondamentali di questa misura è che dà un sostegno a quelli che non sono coperti da altre misure straordinarie - spiega Gori -. Tuttavia, ad oggi mancano le simulazioni ed è ancora difficile capire effettivamente quale potrà essere la sua traduzione pratica”. Un primo passo nella giusta direzione, quindi, ma la speranza è che ci sia ancora la possibilità di apportare dei miglioramenti. “La misura ha due problemi di disegno - aggiunge Gori -: il primo è che, avendo perso peso politico nelle due settimane, è passata da tre a due mesi nelle ultime settimane. L’altro punto riguarda le difficoltà nel richiedere il Rem. Si tratta di una questione fondamentale per la platea interessata dalla misura. Bene che ci sia il Rem, quindi, ma ci sono dei problemi di disegno legati sia alla copertura politica della misura che alla sua declinazione tecnica”.
Nell’attuale misura, secondo Gori, ci sono degli elementi tecnici che potrebbero ostacolarne la fruizione da parte dei beneficiari. “Nella nostra proposta abbiamo detto che, come accaduto in altri paesi Ocse, il momento straordinario richiede procedure straordinarie, quindi particolarmente semplificate per fare la domanda - spiega Gori -. In questo momento bisogna riuscire a raggiungere il maggior numero di persone nel più breve tempo possibile e su questo c’è stato un confronto informale molto intenso col governo italiano”. Tuttavia, il Rem previsto dal Decreto Rilancio non sembra essere poi così rapido come chiedeva il gruppo di lavoro coordinato da Gori. “Le procedure previste per richiedere il Rem non sono in alcun modo più semplici rispetto a quelle ordinarie - specifica Gori -. Occorre richiedere l’Isee che si riferisce al 2018, fornire il reddito che si riferisce al 2020 e i dati sul patrimonio che si riferiscono al 2019. Inoltre, la soglia Isee fissata a 15 mila euro non serve a selezionare l’utenza perché riguarda il 72% degli Isee italiani”.
Dal governo, intanto, spiegano che le procedure previste dal decreto per richiedere il Rem sono le uniche che potrebbero garantire un’erogazione più rapida del beneficio economico, ma il dubbio tra gli esperti resta. “Non abbiamo le conoscenze che ha il decisore - spiega Gori -. A noi sembra che la procedura non semplifichi in alcun modo l’iter. Stiamo parlando di un beneficio che dovrebbe essere erogato rapidamente ed è rivolto a persone per le quali tutti questi passaggi possono essere più complicati che per altri”. Il target dei destinatari, precisa Gori, è molto vario ma anch’esso presenta dei punti di domanda. “In prima approssimazione si può immaginare che i target siamo quattro - spiega Gori -: i lavoratori atipici, cioè quei lavoratori che per le caratteristiche che hanno non rientrano né nelle coperture dei lavoratori dipendenti, né nel bonus autonomi; poi gli stranieri, perché questa misura non richiede i 10 anni di residenza come nel caso del Reddito di cittadinanza; terzo target è il lavoro sommerso; la quarta, infine, è una categoria oggi indefinita e che riguarda persone in difficoltà economiche che non vengono raggiunte da altre misure straordinarie”.
Al governo, nei giorni scorsi, Forum, Asvis e Gori avevano anche inviato una proposta di emendamento al decreto Rilancio in merito al Rem in risposta a quanto appreso dalle prime bozze. La distanza tra la proposta di Forum, Asvis e Gori e quella contenuta nel testo licenziato da Palazzo Chigi, tuttavia, non è stata colmata. “La minore spesa prevista e gli ulteriori vincoli alla possibilità di richiedere il Rem sono scelte politiche che noi non condividiamo - chiarisce Gori -. Secondo noi questa procedura più lunga scoraggerà alcuni dal fare domanda”. Bene aver previsto una “protezione straordinaria agli ultimi tra gli ultimi”, quindi, ma “meno bene com’è stata disegnata”, chiosa Gori. La vicenda del Reddito d’emergenza, infine, torna a porre una domanda alla politica e alle istituzioni, conclude Gori. “Ad altri gruppi sociali non vengono richiesti tutti questi dati. Premesso che il governo dice che è il modo più facile, sullo sfondo rimane questa domanda: perché quelli che hanno l’iter più complicato, a cui vengono chiesti più dati, sono sempre gli ultimi tra gli ultimi?”.