Provocazioni che fanno pensare. La dicitura “merito” associata a “istruzione” nella nuova denominazione del Ministero continua a tenere banco
Cosa c’è dietro questo continuo dibattito e come lo si può affrontare evitando scivoloni ideologici?
Niente da fare. La dicitura “merito” associata a “istruzione” nella nuova denominazione del Ministero di Viale Trastevere continua a tenere banco un po’ ovunque, con sfumature le più differenti.
Da una parte si sottolinea l’importanza di valorizzare i talenti e si richiama la Costituzione che parla di “meritevoli”, dall’altra si sottolinea l’importanza che la scuola punti all’uguaglianza e all’inclusione, come se questi aspetti fossero in contrapposizione proprio alle “diversità” legate alle doti individuali.
Cosa c’è dietro questo continuo dibattito e come lo si può affrontare evitando scivoloni ideologici? Perché è indubbio che vi siano attese e significati diversi applicati al termine merito legati proprio a visioni ideologiche talvolta contrapposte.
Una riflessione molto articolata apparsa sui media nei giorni scorsi è quella di Luciano Benadusi, autore insieme a Orazio Giancola (Franco Angeli editore) di un libro dell’anno scorso che titolava su “Equità e merito nella scuola”. Semplificando, Benadusi si oppone alla contrapposizione tra merito ed eguaglianza, così facilmente utilizzata nel dibattito attuale (“Non vi è nessuna ragione – scrive – per cui il merito debba essere l’unico valore di riferimento nella scuola e nella società e non debba invece convivere con altri valori. Analogo discorso per l’eguaglianza. Anche perché di entrambi si danno diverse declinazioni, alcune compatibili con una mediazione, altre no”) e punta l’attenzione tra l’altro sul concetto di “eguaglianza delle opportunità”, ma anche su quello di “giustizia”, sottolineando come una grande importanza abbiano i punti di partenza degli studenti e come di fatto “non vi è Paese al mondo ove l’influenza delle origini sociali sia stata azzerata, la ‘meritocrazia reale’ risulta sempre più o meno spuria”.
Provocazioni che fanno pensare. Anche al fatto che dietro i termini esiste un mondo di significati che non può essere semplificato con facilità.
Lasciando ad altri gli approfondimenti, resta l’urgenza, oggi, di continuare a riflettere sulla scuola, di tornare a metterla al centro delle attenzioni del Paese, non solo rispetto agli investimenti economici – che sono una piaga ricorrente – ma anche rispetto alla sua reale funzione in rapporto alla crescita individuale e collettiva.
Nella direzione di questa attenzione crescente, va sottolineato l’incontro recentissimo del ministro con i sindacati della scuola e l’intenzione di avviare un dialogo serrato con le parti sociali in questo caso, ma sicuramente anche con tutte le componenti del mondo della scuola, per dare valore a quella che lo stesso ministro Valditara ha definito con toni un po’ roboanti, una “grande Alleanza per la Scuola e il Merito” (le maiuscole sono in una nota del Ministero).
Alleanza e dialogo sono altrettanti termini da valorizzare perché siamo convinti da sempre che il mondo della scuola ha bisogno anzitutto di cooperazione e condivisione. Di corresponsabilità. La strada avviata in questo senso, con l’impegno a proseguire insieme a “docenti, studenti e famiglie” è senza dubbio quella giusta.