Perché le croci sulle vette sono scomode. Simboli religiosi da nutrire di fede e non resi oggetti politici
«La montagna è di tutti, basta installare croci di vetta». «Giù le mani dalle croci di vetta, rappresentano la nostra storia, le nostre tradizioni, il nostro credo». Due virgolettati tipo per riprendere in poche parole l’enorme polemica scoppiata a partire dallo scorso fine settimana sulle croci che da fine Settecento hanno iniziato a comparire sulle cime per lo più delle Alpi, in Italia, ma anche in Austria e nei monti tedeschi.
Tutto è partito con la presa di posizione del direttore editoriale dei media del Club Alpino Italiano, Marco Albino Ferrari, che a un convegno all’Università Cattolica ha detto che, da ateo, difende quelle croci, ma non è il caso di installarne di nuove. La sensazione è che, se non si trattasse di un tema ad alto contenuto politico, la posizione di Ferrari sarebbe rimasta nell’aula dov’è stata pronunciata, come accade – per fortuna o purtroppo – per la stragrande maggioranza degli assunti delle decine di convegni...