Perché è giusto marciare con i pensionati dell’Argentina
Oggi i pensionati sono la parte più castigata dell’Argentina, trattata a colpi di decreti, di risoluzioni piuttosto ultimative, sono trattati con asprezza mista ad indifferenza perché tanto non hanno una grande capacità di reazione come altre categorie di lavoratori.

Sono andato in piazza anch’io per manifestare a favore dei pensionati. Come pensionato, come giornalista, come argentino, come cattolico. Oggi i pensionati sono la parte più castigata dell’Argentina, trattata a colpi di decreti, di risoluzioni piuttosto ultimative, sono trattati con asprezza mista ad indifferenza perché tanto non hanno una grande capacità di reazione come altre categorie di lavoratori. Il governo in carica non fa fatica ad applicare con loro il cosiddetto ajuste, sono un pezzo del puzzle che è facile spostare ed incastrare in un altro punto dell’architettura economica per fare tornare i conti pubblici e spingerli verso l’auspicato deficit zero.
Un pensionato difficilmente manifesterà in una piazza argentina, sia chi sia a promuovere la manifestazione. Non è parte del suo modo di fare, del suo essere profondo, un pensionato non ha gli impeti di un giovane, spesso, al contrario, ha acciacchi che lo immobilizzano. “E se cado e mi fratturo un braccio o una gamba, chi mi cura?” ho sentito dire. Ha ragione, un corri corri o una pallottola di gomma sparata dalla polizia fa più danni con queste persone di quanti ne possa fare su un giovane manifestante che può darsela a gambe levate o giocherellare un po’ con i gas lacrimogeni.
Se il pensionato vive in una famiglia ha attenzioni che gli alleviano una vita grama, se non ce l’ha, o i famigliari vivono altrove, o non sono in grado di prenderselo a carico, allora sì che rischia l’indigenza. Faticherà ad arrivare a fine mese e dovrà centellinare l’esigua pensione facendo giochi di prestigio per poter comperare anche le medicine.
Anche per questo, nelle manifestazioni a cui ho partecipato, i pensionati veri, quelli che si vedono accreditare la pensione sul conto o vanno agli sportelli bancari a caricare l’erogazione statale sulle carte di debito, di questi pensionati genuini se ne vedono pochi e i pochi che scendono in piazza sono preoccupati, intimoriti, restano ai margini dell’assembramento, eccetto quelli – oramai sempre meno – che provengono da vecchie militanze peroniste.
Per questo bisogna che qualcuno li affianchi, amplifichi la loro voce, faccia corpo con loro per rivendicare quello che gli spetta e che negli anni è stato eroso in maniera ignominiosa. Ben vengano i gruppi organizzati, i sindacati, le associazioni di categoria, anche le formazioni per lo più di sinistra, benvenuta soprattutto la gente comune che non è ancora in età di pensione. Tutti insieme amplificano delle voci che altrimenti sono flebili come quelle di un bambino e non giungono alle orecchie di chi governa con la forza necessaria per essere ascoltate.
Purtroppo, nelle manifestazioni dei pensionati si infiltrano anche qualche decina di facinorosi che non vedono l’ora che la polizia scateni la repressione, anzi, fanno di tutto perché questo avvenga, al punto che non è senza fondamento pensare che tutto sommato le diverse barre brave siano benvenute, auspicate o addirittura cercate.
Credo che una ricerca seria mostrerebbe un aumento di decessi degli ultrasettantenni nel corso del 2024-2025, cioè di quelle persone che percepiscono una pensione dallo stato. Soprattutto tra chi non ha neppure la contenzione labile della famiglia. Nelle villas vedo uomini e donne di ottant’anni e oltre che si sono stancare di lottare e si lasciano morire. Senza dirlo, semplicemente rinunciano ad alimentarsi come si deve, smettono di curarsi e aspettano che arrivi il loro momento con rassegnazione.
Perché non si cerca di dare un volto e un numero a questa situazione? Perché non si fa una indagine per accertare l’incremento delle morti tra i pensionati? Il Conicet potrebbe metterla in cantiere e affidarla a qualche suo ricercatore. Oppure l’Università cattolica che non fa mancare dati sugli indici di povertà e di indigenza degli argentini. Invece non abbiamo notizia di nulla del genere. Perché? Si investiga su tutto, di tutto, anche di inezie si hanno numeri, percentuali, perché non si affonda il bisturi statistico su questo punto?
Se la supposizione di un aumento della mortalità tra i pensionati fosse confermata da opportune statistiche, serie e obiettive, queste morti dovrebbero essere imputate alla politica di chi governa e al suo presidente. Allora, magari, qualche corte internazionale indipendente, di quelle che ancora hanno a cuore i diritti umani, potrebbe esprimere una fondata condanna, di cui anche la giustizia argentina potrebbe tenerne conto.
Alver Metalli