P come Pazienza. La famiglia, fin da quando è esclusivamente una coppia, fonda le sue radici sul saper pazientare
Andare d'accordo fra coniugi e poi con i figli e i figli fra loro, non ha a che fare con la giustizia (degli uomini), quanto piuttosto con la "virtù dei forti".
Le case felici sono costruite con mattoni di pazienza.
(Harold E. Kohn)
P come Pazienza. Se c’è una sfaccettatura dell’amore che più caratterizza la vita famigliare è proprio quella della pazienza. La famiglia, fin da quando è esclusivamente una coppia, fonda le sue radici sul saper pazientare. Anzi, fin dal fidanzamento l’attendere, l’esercitare l’attesa di un tempo di maturazione e pienezza che ancora non c’è – si pensi all’ormai desueta castità prematrimoniale, ovvero l’astinenza da rapporti sessuali, ma non solo, – la caparbietà di voler conoscere in profondità il proprio partner, senza paura di scoprire e conoscere le sue debolezze…
Tutto questo prepara alla vita coniugale, magari non ne garantisce la felicità, ma di certo contribuisce ad una maggiore consapevolezza. È come mettere da parte legna per gli inverni più duri che la vita presenterà. L’esercizio della pazienza, però, non si esaurisce con il giorno delle nozze: quello è un punto di partenza non di arrivo. La pazienza è fondamentale in famiglia perché quest’ultima si poggia sulle relazioni fra esseri imperfetti. Andare d’accordo fra coniugi e poi con i figli e i figli fra loro, non ha a che fare con la giustizia (degli uomini), quanto piuttosto con la pazienza che è virtù molto più nobile e rara della tolleranza.
Bisogna essere pazienti prima di tutto con se stessi, saper accettare umilmente i propri limiti… talvolta questo può essere più difficile che pazientare per i difetti dell’altro. Avere un occhio limpido che nell’amore sappia vedere le fragilità di chi abbiamo scelto per la vita, in un modo che non potrà avere nessun altro al mondo. È esclusiva intesa dei coniugi. “Nessuno mi capisce come te” dovrebbe essere espressione da usare col marito o la moglie, prima ancora che al cosiddetto miglior amico. Talvolta di questa esclusività ci dimentichiamo e rischiamo di distrarci in rivoli di comunicazione fra tanti, ma che perdono il centro della relazione fra gli sposi. Un ascolto paziente, indulgente e forte nello stesso tempo, che sappia riconoscere le mancanze, ma anche valorizzare i pregi.
E lo stesso anche coi figli… La pazienza che si esercita nei primi mesi ed anni di vita; quando il neonato può solo essere assistito e si dona tempo e fatica gratuitamente per lui a prescindere dalla sua risposta, ovvero solo perché esiste, perché è lì. Quella stessa pazienza dovrebbe essere esercitata durante tutta la crescita ed educazione dei figli. Non è una questione di tempo, ma di intensità. Nel gioco, nell’aiuto per i compiti, nell’assecondare le loro passioni, in occasione dei loro errori o delle loro disubbidienze. Ma prima di tutto nel dialogo, in cui bisognerebbe avere la forza di non stancarsi mai. Talvolta prevale la fretta, la premura, appunto l’impazienza.
Invece dovremmo prendere esempio dalla natura, i cui ritmi ormai sono così distanti da chi, come la maggior parte di noi occidentali, vive nelle grandi città. La stessa natura che dà i suoi frutti a suo tempo e di cui l’agricoltore sa rispettare ritmi e stagioni. È evidente che abbiamo perso questo tipo di pazienza, anche complici i progressi della tecnologia. Oggi quando prendiamo in mano il nostro smartphone pretendiamo di sapere subito la risposta alla nostra domanda… Google o un altro motore di ricerca ci risponde subito (addio la lenta consultazione di libri ed enciclopedie!) e siamo tentati di comportarci con le altre persone come fosse uno dei nostri device collegati con la Rete.
Nell’era di Internet delle cose, siamo chiamati a riconoscere la diversità fra una persona e un robot, per fare solo un esempio. Anche rispettare la coscienza dell’altro, i tempi del suo ragionamento, una disabilità o una lentezza, senza subito considerarle a-normalità insopportabili, anche questo è avere pazienza e, come diceva il vecchio proverbio, è vero che questa è la virtù dei forti… ovvero di coloro che non cedono alle lusinghe del “tutto e subito”, ma hanno la fortezza di perseverare in tutti gli ambiti della loro esistenza e in particolare nel volere il bene di chi ci sta dinnanzi.