Molti decreti, aspettiamo i risultati. Non servono le polemiche, ma certo l’impressione di una certa disorganizzazione è diffusa
A dire la verità, occuparsi di scuola in questo periodo non mette allegria. Anzi. Talvolta sembra di doversi dedicare un vero e proprio “bollettino di guerra”.
A dire la verità, occuparsi di scuola in questo periodo non mette allegria. Anzi. Talvolta sembra di doversi dedicare un vero e proprio “bollettino di guerra”.
Si è ormai detto di tutto e di più sui temi e i problemi della Dad – acronimo diventato odioso – che in concreto riguardano la chiusura degli istituti e i disagi di ogni genere patiti da allievi e famiglie. Lo si è detto, inoltre, sperimentando quello speciale senso di impotenza e di disorientamento – sì, anche di disorientamento – legato all’incombere di una pandemia che sembra proprio di non sapere come arginare. Anche l’ultimo bastione dei vaccini, così atteso e desiderato, si sta trasformando in un miraggio quando non in una farsa. Domandare per credere, alle persone direttamente coinvolte. Ad esempio agli anziani spediti a vaccinarsi a decine di chilometri dal paese della propria residenza – e chi li accompagna? Non tutti hanno persone a disposizione – o agli insegnanti – torniamo in ambiente scolastico – che fanno la fila per prenotarsi, perché sono soggetti a rischio e dovrebbero garantire un’attività essenziale come la scuola, appunto. E aspettano, senza certezze, magari leggendo sui quotidiani di “salti di corsia” di categorie privilegiate.
Non servono le polemiche, ma certo l’impressione di una certa disorganizzazione è diffusa. Pur con tutte le attenuanti dell’emergenza.
Ma questo è solo uno dei versanti aperti. Scuole chiuse, abbiamo detto. Problemi e disagio psichico per ragazzi e ragazze. Difficoltà a volte insormontabili per genitori alle prese con organizzazioni familiari che non tornano. Dispersione scolastica in aumento. Senza dimenticare le tante differenze di dotazioni che hanno oggi le scuole (e le famiglie) a livello di infrastruttura informatica: dall’accesso a internet a quello ai pc. E’ noto come l’Italia non sia tutta uguale.
E qui arriva, ad esempio, il recente comunicato del Ministero che annuncia lo stanziamento di ben 61.944.000 euro “destinati all’ampliamento dell’offerta formativa, che saranno utilizzati dalle scuole anche per mettere in campo azioni mirate in risposta alle criticità determinate dalla pandemia, soprattutto nelle aree maggiormente disagiate del Paese”. Il ministro Bianchi parla di passo importante per il “contrasto delle povertà educative e della dispersione scolastica”, per contrastare la quale andranno del 40 milioni di euro. Speriamo che servano.
Intanto, sempre per restare sul tema “bollettino di guerra”, ecco che in questi giorni con Legambiente torna di attualità la situazione dell’edilizia scolastica e la triste annotazione dell’associazione per cui in sette anni meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica è stato concluso. Secondo il dossier che Legambiente cura ogni volta con grande scrupolo e che ogni volta solleva allo stesso tempo ondate di indignazione e di buoni propositi, dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati e solo 2.121 portati a termine. Aiuto! Anche in questo caso il ministro è stato pronto a rilanciare annunciando un immediato decreto per assegnare a province e città metropolitane 1 miliardo e 125 milioni di euro per la messa in sicurezza delle scuole superiori. Cominciando dal Sud.
Chi ha memoria ricorda di tanti decreti, finanziamenti, buone intenzioni. Anche in questo caso, speriamo di vedere risultati.