Maturità fa rima con flessibilità. Che cosa accadrà ai nostri ragazzi dopo questo esame che è l'ombra di se stesso?
Il rito di passaggio mancherà, ma le domande sono tutte lì pronte ad attenderli appena varcato il portone dell'edificio scolastico.
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Gli esami di maturità sono in corso. I ragazzi sfilano davanti alla commissione, “in presenza” secondo un rigido protocollo antiCovid-19. Le prove da affrontare sono state notevolmente ridotte in questa edizione 2020. Nessuna verifica scritta, ma un percorso fatto di relazioni e ricerca da discutere oralmente di fronte ai docenti.
Uno strano esame. E’ stato detto molto in proposito. Le decisioni prese in merito sono state precedute da un lungo travaglio e da diverse polemiche. Difficile in una situazione come quella attuale definire le modalità di svolgimento di ciò che da sempre, oltre a essere una prova di valutazione al termine di un ciclo di studi, rappresenta anche un “rito di passaggio”.
Il momento è stato celebrato nel tempo da letteratura, cinema, musica e arte. Gli esami di maturità rappresentano la fine di un’epoca e l’inizio di un viaggio “esistenziale” che porta all’affermazione dell’individuo nell’età adulta. Assieme allo “studio matto e disperatissimo” e agli scambi in chat di informazioni più o meno improbabili, in questi giorni i candidati vivono veglie condivise e notti brave per esorcizzare la paura di confrontarsi con se stessi e il mondo là fuori, oggi – tra l’altro – un mondo in pandemia.
Che cosa accadrà ai nostri ragazzi dopo questo esame che è l’ombra di se stesso?
I risultati saranno pubblicati e si affronterà anche questa estate 2020 con tutte le precauzioni sanitarie del caso. E poi?
Si partirà dai progetti, quelli costruiti mattoncino dopo mattoncino, durante il percorso di studi che, oltre a “istruire”, ha senz’altro “formato” i giovani candidati. La formazione è avvenuta attraverso il confronto con i propri limiti, con gli altri e anche mediante la sperimentazione. Tutti elementi che concorrono a segnare un viaggio teso alla ricerca.
“Ricerca”: forse questa potrebbe essere la prima delle parole chiave di questa maturità 2020.
La ricerca è partita proprio in occasione di questa prova. I candidati l’hanno affrontata scrivendo il proprio testo argomentativo e anche facendo un bilancio del percorso di Alternanza Scuola Lavoro, compiuto nel triennio.
Tirare le fila in un certo modo è cercare il senso di ciò che si è fatto e orientarsi a una prospettiva futura. Viene in mente il binomio Ricerca-Azione contenuto nel modello esperienziale elaborato dello psicologo sociale Kurt Lewin, applicato proprio all’apprendimento, un riferimento importante per la scuola italiana.
Chissà se questi giovani riusciranno a traghettare il modello fuori dalle discipline studiate e ad affrontare il proprio futuro come un processo complesso di sperimentazione. La psicologia sociale chiede la cooperazione tra individuo e gruppo. Saranno capaci i nostri ragazzi di continuare il confronto con gli altri anche dopo la fine della scuola?
Insomma, la scuola consegnerà i diplomi e definirà il livello delle competenze acquisite, ma nel “pacchetto” gli ex studenti troveranno anche, oltre alla conoscenza, la consapevolezza di ciò che desiderano intraprendere, la voglia di continuare a cercare se stessi nei percorsi della vita e di costruire relazioni positive all’interno del tessuto sociale nel quale andranno a incardinarsi?
C’è da augurarselo.
Il rito di passaggio mancherà, ma le domande sono tutte lì pronte ad attenderli appena varcato il portone dell’edificio scolastico. Sono domande “antiche” e “nuove”. Quelle nuove riguardano il futuro più prossimo e il cambiamento importante che tutti stiamo affrontando. La pandemia rovescia le carte in tavola e chiede flessibilità.
“Flessibilità” è un’altra delle parole chiave per questa maturità 2020. D’altronde si tratta di una condizione essenziale e complementare alla ricerca stessa. E non sarà necessaria solo in questo frangente.
Il panorama incerto con il quale abbiamo chiuso il decennio scorso, diviene oggi ancora più instabile. Il passaggio successivo si chiamerà trasformazione e i nuovi maturandi siano pronti per farne parte.