Maggio, il mese di Maria: una devozione popolare snobbata può diventare legame evangelico
Maria è Madre della Chiesa perché si è lasciata trasfigurare dall’Amore che le chiedeva tutta se stessa, perché venisse riversato su tutta l’umanità e fosse presente in ogni guerra, in ogni dissidio, in ogni migrazione, in ogni calamità e in ogni dolore umano, come Madre di una vita che guarda al Risorto e alla Luce che, da quella tomba, ha inondato il creato trasfigurando la stessa morte in vita eterna.
Si indulge ad una devozione che tranquillizza e placa le difficoltà della vita e i suoi passi tormentati iniziando il mese di maggio guardando alla Vergine di Nazareth?
Indubbiamente, se risulta soltanto una sorta di amuleto per poi continuare imperterriti sulla propria strada.
D’altra parte, tutta la tradizione della Chiesa ci insegna che, al Padre Misericordioso basta uno sguardo per salvare i figli pericolanti.
E se questo sguardo fosse rivolto a Lui proprio attraverso una banalissima devozione?
È buona norma non sottrarre mai a nessuno il proprio stile di preghiera, cioè di relazione con l’Eterno, il solo che sa leggere nel profondo del cuore.
Tuttavia, è norma migliore accompagnare chi si incrocia sulla propria strada e percorrerla insieme per aprirsi al mistero della vita e comprenderne il dono, che non si interrompe con la conclusione dell’esistenza ma sfocia sullo stesso mistero della vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Chi ci accompagna sempre, senza abbandonarci, è proprio la Vergine Maria che ci è Madre.
Segue i nostri passi, per quanto siano incerti o magari cauti e diffidenti, per farci comprendere lo splendore che ci attende già da qui, da questi momenti per quanto tribolati ma già trapassati dalla Presenza di Dio.
Non si sostituisce a noi, non ci grava imponendosi, sì soccorre, cioè vigila ed entra nel vivo desiderio, magari inespresso, per dargli forma e porgerlo al Signore.
Dovremmo imparare a fidarci di Lei, a chiedere consiglio per le nostre scelte.
Abbiamo vissuto tutti i tragici e dolenti frangenti della vicenda del piccolo Alfie al cui fianco, sempre è stata Lei che ha supplito alla nostra noncuranza, negligenza, incapacità di reagire per salvare, a qualsiasi prezzo, la vita. Una vita? Nel piccolo si giocava la vita di tutti noi.
Papa Francesco ha firmato un Decreto che ufficialmente riconosce Maria Madre della Chiesa, con un richiamo a tutti perché il nostro legame (questo significa devozione) diventi saldo e radicato nell’annuncio evangelico.
Dovremmo ringraziare Maria per la sua generosità ad un’offerta che non è propriamente una corona di fiori profumati ma raccoglie la corona di spine del Figlio e la fa sua, per noi tutti perché:
accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero.
Se riuscissimo ad accogliere anche noi questo dono, giorno per giorno, in questo mese di maggio e rimanere stupiti dinanzi alla trasformazione possibile delle spine in fiori profumati?
Non è l’ennesimo tentativo di provare il delirio dell’onnipotenza creatrice manipolando cellule o dna.
L’ordine è un altro, quello della Parola che trasforma, che trasfigura tutto il nostro mondo invischiato di spine in un dono di amore imperituro e fiorito.
Maria è Madre della Chiesa perché si è lasciata trasfigurare dall’Amore che le chiedeva tutta se stessa, perché venisse riversato su tutta l’umanità e fosse presente in ogni guerra, in ogni dissidio, in ogni migrazione, in ogni calamità e in ogni dolore umano, come Madre di una vita che guarda al Risorto e alla Luce che, da quella tomba, ha inondato il creato trasfigurando la stessa morte in vita eterna.
Allora una devozione popolare da molti snobbata, può diventare legame evangelico, ricco della presenza di Colei che ci porta al Padre.
Cristiana Dobner