"Le scuole possono (e devono) riaprire: ecco perché"
“La scuola è uno dei luoghi più sicuri”: la riflessione del medico Alberto Pellai, alla luce dello studio sul ruolo degli studenti nella diffusione del contagio, che incrocia i dati del ministero dell’Istruzione con quelli delle Ats e della Protezione civile. Tasso di positività tra gli studenti sotto all’1%, focolai in meno del 7% degli istituti
La scuola deve riaprire, perché “è uno dei luoghi più sicuri in cui far permanere i nostri figli”: torna ad affermarlo Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, che più volte ha evidenziato le criticità della chiusura delle scuole. E lo fa, oggi, dati alla mano: i dati sono quelli dello studio condotto da ricercatori dello Ieo, che hanno incrociato i numeri sui contagi forniti dal ministero dell'Istruzione con quelli delle Ats e della Protezione civile, relativi ad un campione di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti.
Il primo, significativo dato riguarda il tasso di positività tra gli studenti, che è inferiore all’1%. Il secondo dato riguarda i focolai di Covid-19, che si sono verificati in meno del 7% di tutti gli istituti scolastici. A riferire i dati è stata l'epidemiologa e ricercatrice dello Ieo Sara Gandini: “I numeri dicono che l’impennata dell’epidemia osservata tra ottobre e novembre non può essere imputata all’apertura delle scuole”, ha affermato.
“Vivo in Lombardia e proprio in questi giorni ho verificato che cosa sta succedendo in Canton Ticino, dove non sole le scuole non hanno mai chiuso, ma ai minori è stato garantito anche l’accesso a quasi tutte le attività extrascolastiche in presenza, con un’attenzione molto forte alle strategie di tracciamento in caso di sospetto contagio – riferisce Pellai - L’evidenza è che anche in questo caso la scuola si è qualificata come un luogo sicuro che in nessun modo ha complicato la situazione epidemiologica di quel territorio. Ieri la ministra della Famiglia Bonetti ha affermato che prevede di far riaprire le scuole, con priorità a nidi, scuola dell’infanzia e primaria, anche in zona rossa, alla luce delle evidenze scientifiche di cui disponiamo – commenta - Va ribadito che soprattutto nidi e scuole dell’infanzia applicano le norme di prevenzione con una responsabilità e un’attenzione elevatissima e che la sofferenza di bambini e famiglie dopo la chiusura totale di queste scuole è enorme”.
Riaprire tutte le scuole
Attenzione però a non sacrificare ancora i ragazzi più grandi: “Non va dimenticata la fatica crescente di preadolescenti e adolescenti che tuttora si trovano in Dad e per i quali ieri non è stata data alcune previsione di ritorno a scuola –sottolinea Pellai - Le priorità devono essere due in questo momento: vaccinare il più possibile anziani e fragili ma anche docenti e operatori della scuola. E poi riaprire tutte le scuole, di ogni ordine e grado il prima possibile – ribadisce - Ho atteso di avere dati che mi permettessero di fare questa affermazione con la consapevolezza che ogni parola che si dice in questo ambito deve essere basata su evidenze chiare e inconfutabili. Ieri queste evidenze sono arrivate e da oggi perciò riaprire le scuole rimane, per chi si occupa di minori e famiglia, la priorità assoluta”.
Chiara Ludovisi