Le istituzioni della Repubblica: amiche o nemiche della democrazia?
La validità di una istituzione non dipende dal decorso regolare di una azione sociale condizionata da una situazione di interessi, ma (anche) dal fatto che le azioni sociali siano ispirate a determinati “valori”, i quali, concepiti dagli individui, danno all’esistenza di un uomo in una società un “significato” sia dal punto di vista della propria comprensione di sé sia del proprio scopo nel mondo.
I primi pensatori sociali (A. Comte, E. Durkheim, H. Spencer) usavano il termine “istituzione” per analogia con le scienze naturali, pensando al modo in cui la società si evolveva. Come un organismo vivente, la società trova i mezzi (che in sociologia si chiamano “strutture”) con cui soddisfare i propri bisogni (cioè le “funzioni”) in modo da garantire la propria continuità. Istituzione è quindi un concetto legato a quello di struttura sociale: una società ha un quadro permanente, una sua struttura, all’interno della quale si verificano singoli sviluppi e l’istituzione sta a indicare un modo stabilito di comportarsi all’interno di quel quadro. S. Eisenstadt sosteneva al riguardo che le istituzioni fossero i principi regolativi che organizzano la maggior parte delle attività degli individui in una società, secondo modelli organizzativi definiti.
Così un uso o un costume popolare, un gesto di “buona educazione”, una cerimonia o tutta una serie di azioni standardizzate e specializzate possono diventare una istituzione dal momento che vengano seguite ripetutamente in conformità a un modello accettato da un gruppo, tanto che la mancata osservanza del modello previsto possa produrre forti sanzioni da parte del gruppo stesso.
Ma in sociologia il termine è anche associato a quello di “ruolo sociale”, per cui ad esempio B. Reuter definisce le istituzioni come veri e propri sistemi organizzati sia di procedure sia anche di ruoli (cioè un insieme di comportamenti attesi collegati a una determinata posizione): procedure e ruoli si sviluppano attorno a un valore o a una serie di valori, i quali a loro volta richiedono una sorta di “macchina” per regolare le procedure e il rispetto delle norme, che è appunto l’istituzione.
Per tale importanza, la sociologia identifica: istituzioni politiche (cioè quei sistemi o quelle “macchine” che hanno per oggetto o l’esercizio del potere e l’uso legittimo della forza o la regolamentazione dei rapporti con le altre società), istituzioni economiche (che si interessano alla produzione e commercializzazione dei beni e servizi), istituzioni espressivo-integrative (che riguardano le arti, la cultura, l’offerta di valori come anche le Chiese) e istituzioni familiari (facilmente comprensibili nei loro compiti generativi, educativi e di socializzazione primaria).
L’insieme delle istituzioni costituisce il sistema sociale, di cui le istituzioni ne rappresentano un sotto-sistema. E la validità di una istituzione non dipende dal decorso regolare di una azione sociale condizionata da una situazione di interessi, ma (anche) dal fatto che le azioni sociali siano ispirate a determinati “valori”, i quali, concepiti dagli individui, danno all’esistenza di un uomo in una società un “significato” sia dal punto di vista della propria comprensione di sé sia del proprio scopo nel mondo.
Marco Accorinti