La dignità, la libertà e le poltrone. Salvini e Renzi, due scelte da decifrare
«Lascio la poltrona, e mi tengo la dignità», ha rivendicato Matteo Salvini ad agosto, ripetendolo ossessivamente dal parlamento alle piazze. «Lascio la comodità e mi riprendo la libertà», ha spiegato Matteo Renzi annunciando il suo addio al Pd.
I due Matteo che hanno segnato la storia politica degli ultimi anni, prima con i loro inarrestabili successi e poi con altrettanti fragorosi inciampi, hanno scelto parole alte e nobili, in qualche modo sovrapponibili pur nella differenza delle situazioni. Non c’è dignità senza libertà, in fondo, e non c’è poltrona che non sia comoda.
Una cosa è certa: la politica più di ogni attività umana ha bisogno di dignità e libertà. E chi davvero vuole dedicarsi al bene della società, difficilmente finisce per avere una vita comoda. Ma in chi assiste alle disinvolte evoluzioni dei politici italiani rimane più di qualche dubbio sulle loro autentiche motivazioni. E più di qualche timore per il riflesso di queste scelte sulla vita di tutti noi.
Forse, oltre alla ricerca di dignità e libertà, altri fattori vanno chiamati in causa: il timore di non poter corrispondere alle tante aspettative suscitate, ad esempio, nel caso di Salvini; il desiderio di recuperare un ruolo strategico, seppur in piccolo, nel caso di Renzi. Su tutto, poi, sembrano pesare i calcoli legati alla legge elettorale: il primo puntava ai “pieni poteri” superando da solo l’asticella del 40 per cento con l’attuale legge; il secondo probabilmente guarda alla rendita di posizione che una nuova legge proporzionale gli garantirebbe anche col 5 per cento, come la Prima repubblica insegna.
Una cosa li unisce, magari involontariamente, oltre al robusto ego: in pochi giorni hanno terremotato la politica italiana, catapultandoci in uno scenario ancora una volta inedito e foriero di grandi rischi. I problemi del Paese – l’aumento dell’iva, il pil inchiodato allo zero, la disoccupazione giovanile – intanto rimangono lì, irrisolti, di fronte a noi. Speriamo che qualcuno abbia la dignità e la libertà necessaria ad affrontarli, senza guardare solo ai propri calcoli elettorali.