La cultura ai tempi del Coronavirus. Vita da educatore museale
Una categoria che non è una categoria, quella degli educatori museali, e per questo non ha modo di far sentire coralmente la propria voce.
Gli educatori museali sono professionisti che lavorano all’interno dell’area dei servizi educativi dei musei, il cui profilo è riconosciuto dall’ICOM (International Council of Museums) nella Carta nazionale delle professioni museali.
Fatta la debita premessa, per far comprendere che non ci siamo inventati un lavoro, ci presentiamo: siamo gli educatori museali dei Musei Civici di Padova, archeologhe, storiche dell’arte e uno storico numismatico che da anni fanno vivere Progetto Impara il Museo rivolto alle scuole di ogni ordine e grado.
Il nostro è un lavoro bellissimo che amiamo e che ci dà grande soddisfazione.
Non siamo dipendenti museali, come molti pensano; siamo collaboratori esterni, tra l’altro da alcuni anni non più collegati al Comune per la parte retributiva.
Siamo “liberi professionisti”. E se in genere la parola libertà è positiva, a noi, in questo contesto, fa sorridere.
Perché se è vero che la nostra professione ha una flessibilità di orari e gestione invidiabile, è anche vero che non abbiamo alcuna tutela. Se lavoriamo veniamo pagati, altrimenti no, senza eccezioni.
Così, alle porte - ormai varcate - dei mesi per noi più importanti a livello lavorativo, siamo fermi. Scuole chiuse, musei chiusi o aperti con ingressi contingentati - che impediscono visite di gruppo - significano (anche) per noi nessun fatturato e scarsa probabilità di recuperare il lavoro perduto.
Non discutiamo la validità della scelta della chiusura dei musei, vorremmo, però, fare sapere che ci siamo anche noi, con la preoccupazione di una stagione lavorativa che potrebbe andare in fumo e nessuna tutela.
Abbiamo solo la speranza di trovare, nel rispetto delle normative straordinarie adottate, delle soluzioni costruttive che ci permettano di contagiarvi… con il nostro entusiasmo.
Firmato dagli educatori dei Musei Civici di Padova