L’umanità della scienza. Nei giorni scorsi a Bergamo e al Quirinale le riflessioni del Capo dello Stato
Ciò che il Capo dello Stato ha messo al primo posto in diversi passaggi dei suoi interventi è l’umanità della scienza e della ricerca.
“La scienza come strumento di verità e di progresso ci aiuta a superare gli ostacoli, sgretolando i muri che li rappresentano. La vocazione originaria della scienza, quale strumento di affrancamento dalle schiavitù e dai bisogni dell’essere umano, deve essere affermata con forza”.
Il presidente della Repubblica il 24 ottobre ha incontrato in due diverse occasioni uomini e donne che dedicano il meglio di sé e dei loro studi alla qualità della vita, personale e sociale, dell’uomo.
“In questo genere di impegno – ha affermato Sergio Mattarella nella visita a centri di eccellenza a Bergamo – riscopriamo ancora una volta l’umanità della scienza”.
I discorsi, i cui testi integrali sono sul sito del Quirinale, erano rivolti anche ai giovani le cui sensibilità nei confronti della scienza è sempre molto viva al punto di farli scendere oggi in piazza per chiedere ai politici di ascoltare la voce della scienza e di farne tesoro con particolare riferimento all’emergenza ambientale.
Ciò che il Capo dello Stato ha messo al primo posto in diversi passaggi dei suoi interventi è l’umanità della scienza e della ricerca. Afferma che entrambe nel momento in cui mettono al centro il bene di ogni persona e di tutte le persone “sono intrinsecamente portatrici di democrazia perché vivono della condivisione di saperi, dello scambio. Non ammettono separazioni. Superano ogni confine”.
A conferma di queste parole sono i centri europei e internazionali, le stesse missioni nello spazio dove uomini e donne di diversi pensieri e di diverse fedi operano insieme anticipando orizzonti di condivisione che oggi vacillano sotto i colpi di un individualismo e di un egoismo fuori controllo.
Il Presidente ha inserito nelle sue riflessioni due questioni: la rivoluzione digitale che deve essere “orientata ad accrescere i diritti di cittadinanza” e l’intelligenza artificiale che è uno “strumento da maneggiare con cura”.
Pensando a questo secondo tema ha aggiunto che “l’intelligenza non può essere disgiunta dalla coscienza e questa dal pensiero umano, che non migra dal supporto biologico del cervello di ciascuno di noi a un chip elettronico”.
E’ un appello alla coscienza perché non venga mai meno al compito del discernimento tra il bene e il male, tra il falso e il vero, tra l’immortale e l’eterno.
L’inno all’umanità, l’inno alla condivisione dei saperi, non smorza l’inno alla scienza. Al contrario lo porta oltre le note di quella presunzione che nella ragione vede l’unica via che l’uomo può intraprendere nella ricerca della libertà e della felicità.