Il valore degli insegnanti. Investire nella scuola è decisivo, ma in cosa in particolare? Nei docenti
Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera dei giorni scorsi sottolinea un problema non nuovo ma sempre attuale: la credibilità e il prestigio sociale dei docenti.
Tamponi, allarmi, classi in quarantena, scuole chiuse. Corrono le voci in queste prime settimane di riapertura degli istituti scolastici, riapertura vista da una parte come una necessaria ripartenza del sistema Italia e – e non solo del mondo scolastico – e dall’altra come mina pericolosa per un riaffacciarsi aggressivo della pandemia. Un pericolo per tutti.
Ma cosa sta succedendo in realtà? Da quello che si può capire, incrociando notizie e dati, niente di straordinario. Nel senso che la stragrande maggioranza degli istituti scolastici italiani si è attrezzata per affrontare il nuovo inizio in sicurezza e le cose, per ora, procedono bene. Forse però qualcosa di straordinario – o, meglio, di inatteso, visti gli allarmismi e i pregiudizi su mondo scolastico e giovanile diffusi ampiamente – sta davvero succedendo e consiste nel senso di responsabilità dimostrato dalla grandissima parte di ragazzi e ragazze che frequentano le nostre scuole, “costretti” a misure che soprattutto per loro – si pensi ad esempio agli adolescenti – non sono facili da rispettare: distanziamento, poca mobilità, mascherina tutto il tempo, contatti fisici banditi… No, non è vita da studenti, non è vita da scuola, che normalmente è proprio il luogo dell’incontro e dello scambio, delle pacche e degli abbracci, dei sorrisi aperti (la mascherina li nasconde) o delle grida (attenti ai droplets).
Insieme a questo sforzo straordinario, testimoniato dalla quotidianità delle scuole d’Italia – che peraltro stanno imparando anche a mixare sapientemente didattica in presenza e a distanza, con uno sforzo notevole di organizzazione e (auto)formazione – c’è quello dei docenti e dei dirigenti scolastici, alle prese con le novità e con lo stravolgimento dei modi abituali di “stare in classe”. Non è assolutamente facile o scontato, per chi insegna da anni – e l’età media dei nostri docenti è alta – adattarsi al nuovo. Eppure le scuole stanno davvero mettendo in atto tutti gli sforzi possibili. Speriamo siano più forti di un virus insidioso e maligno che oltre alla salute dei nostri corpi attenta al benessere complessivo della nostra comunità, al tessuto di relazioni che la costruisce.
Intanto vale la pena annotare un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera dei giorni scorsi che sottolinea un problema non nuovo ma sempre attuale: la credibilità e il prestigio sociale dei docenti, l’autorevolezza del mondo scolastico a suo dire da tempo in crisi profonda. E investire sulla scuola – spiega l’autorevole commentatore – dovrebbe avere come punto di partenza un’azione mirata in questa direzione. Investire nella scuola è decisivo, ma in cosa in particolare? “Nel diritto allo studio? Nell’edilizia? Nel Mezzogiorno? Nella riduzione dell’abbandono scolastico? Nelle retribuzioni degli insegnanti? Nel favorire corsi e sedi d’eccellenza? Nella digitalizzazione…?”. Per Galli Della Loggia il tema forte è un altro: “Sono gli insegnanti. Sono infatti loro la scuola. La scuola in definitiva è la loro capacità e dedizione, la loro qualità, non i programmi, i laboratori, le attrezzature, l’’inclusione’ o quant’altro”. La crisi dell’istruzione scolastica “dipende in larga misura dalla crisi della loro figura e del loro ruolo. In una parola dalla fine della loro centralità”. Prestigio, possibilità reale di indirizzare gli studenti, attenzione a capacità e merito…. Ci sono tante prospettive diverse in proposito: è possibile tornare a discuterne?