I nuovi vandali. Atti vandalici compiuti in branco ci mostrano giovani disorientati, in preda a forme di disagio e di devianza
Le manifestazioni di violenza, le sfide nei confronti di sé stessi e della legalità, non sono esattamente una novità. Semplicemente stiamo assistendo a una impennata di episodi.
Giungono in massa al centro commerciale, accordandosi tramite i social, scatenano l’inferno per qualche minuto, si filmano e poi fuggono: ecco una delle recenti “tendenze” in voga tra i teenager. Gli episodi si sono verificati in tutto il territorio nazionale, in maniera trasversale, tanto che in alcune strutture si è arrivati a esporre il cartello “Divieto di circolazione ai minori non accompagnati”. Certamente una misura discutibile, più che altro provocatoria, ma che la dice lunga sullo stato d’animo di alcuni commercianti a seguito delle ripetute “incursioni” nefaste. Questi ultimi riferiscono di situazioni “fuori controllo” con conseguenti ingenti danni: vetri spaccati, estintori rotti e svuotati della schiuma, bagni intasati appositamente, fili elettrici tranciati, cartelli strappati, piccoli furti e graffiti all’interno delle gallerie.
Questi atti vandalici compiuti in branco ci mostrano giovani disorientati, in preda a forme di disagio e di devianza. Sono sintomi significativi, che dovrebbero preoccuparci molto. All’interno dei centri commerciali, tra l’altro, luogo di raduno degli adolescenti, molto spesso le azioni violente o di sopraffazione sono rivolte anche nei confronti degli stessi coetanei.
Quali sono le ragioni all’origine di questi comportamenti? Assieme alla mancanza di punti di riferimento educativi stabili e coerenti, c’è l’assenza di valori e anche “soltanto” la noia.
In realtà, le manifestazioni di violenza, le sfide nei confronti di sé stessi e della legalità, non sono esattamente una novità. Semplicemente stiamo assistendo a una impennata di episodi. Verrebbe comodo anche attribuire la colpa all’uso smodato della tecnologia e ai “cattivi” esempi, in realtà le cause di queste esplosioni di rabbia e trasgressione estreme hanno radici ben più profonde.
I giovani “vandali” sanno perfettamente quello che stanno facendo, mentre lo fanno, sono più che altro in preda a una sorta di delirio di onnipotenza, di rivolta non solo contro le regole e il senso morale, ma anche nei confronti del senso logico e del sé. Si sentono impotenti di fronte alla vita e la distruzione viene vissuta come un brivido di potenza, un momento di protagonismo. L’escalation di violenza determina una scarica fortissima di adrenalina che li solleva alle stelle e poi li precipita inesorabilmente negli abissi.
Dietro questi atteggiamenti c’è anche, purtroppo, una imbarazzante impreparazione genitoriale, segnata da atteggiamenti che spaziano dall’iperprotezione della primissima infanzia all’abdicazione al proprio ruolo durante l’adolescenza, quando l’età difficile “alza il tiro” dell’impresa. L’adolescenza è un terremoto che disarma i genitori e di fronte alla quale la reazione più istintiva è la “fuga” dal confronto duro, si cerca un riparo per le delusioni che la crescita dei propri figli riserva soprattutto a chi aveva proiettato aspettative, oppure si tenta di colmare i propri sensi di colpa con atteggiamenti “amicali” e complici.
Anche la scuola da questo punto di vista non è efficace. Sospende, punisce, mette le note e butta fuori dalla porta, andando a rinforzare la rabbia nei ragazzi difficili. Mancano i percorsi di educazione emotiva e la ricerca delle motivazioni che sono all’origine di determinati atteggiamenti. Il recupero e l’integrazione di questi ragazzi fatica a realizzarsi.
I devianti non trovano conforto neppure tra i pari, con i quali instaurano rapporti conflittuali o di sopraffazione. Anche il senso dell’amicizia è spesso frainteso dalle giovani generazioni. L’amico è confuso con il compagno di “branco”, con cui condividere l’inclinazione alla trasgressione e la ribellione. Si cerca un collante “emotivo”, più che un legame sentimentale.
Infine, la noia che è il “vuoto” esistenziale, lo spazio sempre più ampio in cui “non si è visti” da nessuno, in cui non si è contenuti, in cui si ha la percezione di “non esistere”: una cortina impenetrabile in cui molti sono incapsulati in maniera irreversibile.