Fedriga vince. Salvini stravince
Dalle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia viene una ulteriore conferma del trend delle politiche: tra Lega e Forza Italia, almeno al nord, non pare esserci più partita. Ma quale sarà la fisionomia futura di un centrodestra egemonizzato da Salvini?
Un conto sono le percentuali, un conto i numeri assoluti.
E se, percentuali alla mano, quello di Massimiliano Fedriga è stato un risultato roboante (57 e passa per cento), diverso è leggere i numeri assoluti: il nuovo presidente leghista del Friuli Venezia Giulia ha incassato poco più di 300 mila voti, sostanzialmente lo stesso risultato delle politiche, anzi qualcosa in meno guardando ai voti ai partiti. Sono gli altri – e in maniera clamorosa il Movimento 5 Stelle – che arretrano nei consensi, vittime dell’astensionismo e forse anche di troppe ambiguità in queste settimane.
Non di avanzata si tratta, dunque, ma di una conferma per il centrodestra.
Al cui interno se ne rintraccia un’altra, politicamente ancor più significativa:
tra Lega e Forza Italia, almeno al nord, non pare esserci più partita. Erano 25 a 10 alle politiche, sono addirittura 35 a 12 due mesi dopo e nonostante l’iperattivismo di Berlusconi in campagna elettorale.
Se lo sguardo di tutti gli opinionisti è ora rivolto al Quirinale e alla “partita” del governo, il nostro può forse indugiare per un momento su questo aspetto, di carattere ben più strutturale.
Il centrodestra italiano ha vissuto tante mutazioni, ma ha sempre avuto in Berlusconi il suo perno.
Chi ha provato a far saltare il banco, ne è uscito con le ossa rotte e la carriera bruciata. Ora, per la prima volta, pare delinearsi un passaggio generazionale che è però al tempo stesso un drastico cambiamento di prospettiva: non quella del Partito popolare europeo in cui – pur tra mille contraddizioni e contorsioni – si riconosce Forza Italia ma quella dell’Europa delle Nazioni e della Libertà, l’eurogruppo in cui la Lega siede insieme a Marine Le Pen e agli altri partiti che condividono il medesimo impianto nazionalista, euroscettico, anti immigrazione.
Più che sul nome del leader, è su questo che si gioca il futuro di un’area sempre in bilico tra partito unico, coalizione, cartello elettorale.
Che cosa sceglie, e che cosa avrà, chi vota per il centrodestra?
Visto che tra un anno torneremo alle urne per l’Europa – e magari anche per l’Italia – è tempo per i vincitori di farcelo sapere, sciogliendo ogni residua ambiguità.