E liberaci dall’ansia. Alle prese con l'esame di maturità, dove i ragazzi sembrano i meno preoccupati
Non di rado ci trova di fronte a ragazzi e ragazze piuttosto disinteressati, come se la maturità, in realtà, non fosse veramente affar loro.
Libera nos Domine. Care vecchie giaculatorie, come vengono in mente pensando alla maturità, ormai a qualche giorno dall’inizio dell’Esame di Stato, dopo la Prima e poi la Seconda prova. La Terza no, perché ce l’hanno risparmiata. Ma in agguato c’è l’esame orale, ci sono le buste e manca la tesina E intanto non si fa che parlare e commentare della maturità. Come sono state le tracce di Italiano? E gli autori scelti per Latino e Greco? Per non dire di matematica e fisica insieme. Un rebelot
Insomma, la maturità, l’esame di Stato, è ormai diventato un rito collettivo e onnicomprensivo. Quello che dovrebbe essere il punto di arrivo, il passaggio decisivo al culmine della scuola secondaria di secondo grado, un rito di passaggio proprio dell’età adolescenziale che prova ad alzare la testa e guardare oltre, è diventato l’occasione per una continua e autoreferenziale celebrazione. Come una finestra aperta alla quale affacciarsi, ma con lo sguardo rivolto non a ciò che c’è davanti, ma agli infissi. Un esame che dovrebbe conservare la serietà e la sobrietà della prova principe per i nostri ragazzi, si trasforma nella messa in scena di uno spettacolo mediatico che confonde e distrae.
Ecco perché viene in mente l’efficace espressione dei nonni: Libera nos Domine. Da tutte le parole che si moltiplicano, dai commenti a ripetizione, dai consigli e dalle carezze accudenti davvero? per i giovanotti e le giovanotte che dovrebbero essere in prima fila,
Invece no. In prima fila c’è l'Esame, con tutti i suoi ammennicoli. E il risultato che talvolta si ha davanti, se si ha l’occasione di convivere con un/una maturando/a è sconcertante. Ci si potrebbe aspettare un atleta pronto a scattare, più o meno ansioso e attento a recuperare i contenuti di studio, quasi consapevole di dover fare del proprio meglio per saltare lostacolo. Magari per stabilire un proprio record, piccolo o grande che sia.
Invece non di rado ci trova di fronte a ragazzi e ragazze piuttosto disinteressati, come se la maturità, in realtà, non fosse veramente affar loro. Già ne parlano tutti, noi che centriamo? E allora musica a palla nelle cuffiette, pollici in libertà sullo smartphone (anche perché per qualche ora si rischia di doverne fare a meno, visto che all’esame non si può tenere in mano), sbrago sui letti della propria stanza (stanza?) dove variamente compaiono in ordine sparso scarpe, maglie, zainetti (vuoti) e oggetti più disparati a far da cornice al pc appoggiato sulla pancia del pupo sdraiato e collegato con gli auricolari (starà studiando?). Gli auricolari sono utilissimi: servono soprattutto a non sentire i richiami di genitori affannati loro sì per ricordare che si potrebbe/dovrebbe ripassare. E lasciano pensare che in fondo esiste un loro mondo dei nostri ragazzi dove si trovano a loro agio, dove la maturità l’hanno già passata, dove si sentono davvero protagonisti.
Alla faccia dell’esame. Probabilmente anche in quelle loro orecchie occupate dagli auricolari risuona una nenia rassicurante: Libera nos Domine.