Dove c’è indifferenza non c’è cultura della Pentecoste
Al mondo manca ancora la lezione di fraternità universale della Pentecoste. Alla teologia dominante manca ancora la cultura del soprannaturale della Pentecoste. Ai sistemi politici ed economico-sociali manca ancora il dinamismo d’amore della Pentecoste!
Vieni, Spirito Santo!
Così lo invochiamo, solennemente, in questo giorno di festa, “festa di tutte le feste” (san Paolo VI). Ma Lui, in verità, non se n’è mai andato! Il Suo “venire” è in realtà il nostro “tornare”. Eppure, “di ogni venuta a vuoto dello Spirito Santo un giorno dovremo rendere conto” (beata Elena Guerra), specie se sarà ancora una Pentecoste che dissipa grazia, che preferisce il potere “alla potenza dall’alto” (cf At 1, 8), che deroga allo spirito del mondo l’anelito di giustizia e di pace che è nel cuore ferito della storia umana.
È Pentecoste e rischiamo di essere noi i grandi assenti!
Che fiducia abbiamo nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo nei travagli della cultura del nostro tempo, così che la verità di Cristo e il pensiero umano si incontrino, la terra la smetta di sfidare superbamente il cielo e l’amore di Dio non sia elemento accessorio nella costruzione di un mondo nuovo?
Al mondo manca ancora la lezione di fraternità universale della Pentecoste. Alla teologia dominante manca ancora la cultura del soprannaturale della Pentecoste. Ai sistemi politici ed economico-sociali manca ancora il dinamismo d’amore della Pentecoste!
Quanti cristiani sembrano vivere un’esistenza “prepentecostale”.
Urge una “cultura della Pentecoste” (san Paolo VI), perché “solo la cultura della Pentecoste può fecondare la civiltà dell’amore e la convivenza pacifica tra i popoli” (san Giovanni Paolo II).
Dove c’è paura non c’è cultura della Pentecoste; dove c’è indifferenza non c’è cultura della Pentecoste; dove c’è impotenza non c’è cultura della Pentecoste; dove c’è confusione non c’è cultura della Pentecoste; dove c’è resa non c’è cultura della Pentecoste; dove c’è egoismo generazionale non c’è cultura della Pentecoste.
A Pentecoste, con l’effusione dello Spirito Santo, il mondo intero – non solo il Cenacolo – diventa il luogo spirituale dell’amore di Dio.
A Pentecoste comincia “la vera vita” (servo di Dio don Luigi Sturzo): gli uomini imparano “dal di dentro” che cosa significa vivere, amare, soffrire, dare la vita per ciò in cui si crede.
Lo Spirito riempia il nostro cuore di verità, di certezza, di energia. Sia per noi “il Maestro interiore” (sant’Agostino) che si appella al nostro pensiero, alla ragione, alla volontà, al sentimento.
Vieni, Spirito Santo!
Salvatore Martinez