Don Luca Facco. Migranti, «la Chiesa testimone per tutta la comunità cristiana»
Le ragioni. «Alla base del progetto c’è la disponibilità da parte della Chiesa di porre dei segni».
Don Luca Facco, direttore di Caritas Padova, spiega il senso di destinare due dei sette appartamenti che Caritas impiega per la prima accoglienza a rifugiati in possesso di permesso di soggiorno per motivi umanitari non più rinnovabile in virtù del decreto sicurezza.
«Queste persone fanno davvero fatica: anche chi tra di loro – e ce ne sono molti – ha già un lavoro, non è in grado di ottenere un alloggio. Ma ciò che conta è che sia la Chiesa a dare testimonianza, un segno piccolo di attenzione, a nome di tutta la comunità cristiana».
Caritas è impegnata anche in altri progetti per aiutare a stabilizzare questi migranti. «Abbiamo ricevuto un finanziamento dalla Conferenza episcopale italiana per il progetto “Liberi di partire, liberi di restare”», spiega Sara Ferrari di Caritas Padova. «Lo abbiamo chiamato “Work in progress”, prevede formazione e inserimento in tirocini formativi di trenta uomini con permesso di soggiorno per motivi umanitari, per favorire così la conversione del permesso di soggiorno».
Tre i corsi in programma, in accordo con Enaip: uno per saldo-carpenteria, con tirocinio e formazione in azienda, un corso di logistica di magazzino e prima dell’inverno un ulteriore corso in fase di definizione.
Accanto a questo, esiste un fronte ben più drammatico tra le persone che si sono viste privare del loro permesso di soggiorno per motivi umanitari: sono i soggetti vulnerabili, per cui la strada può significare anche morte. «Vi sono persone in dialisi, altri malati di tumore, post-infartuati, malati psichici. Purtroppo non possono venire accolte, non vi sono strutture e nessuno è attrezzato per problemi di questo tipo. Sono tutte sacche create dal decreto sicurezza: cominceranno ad arrivare anche a Padova, una volta usciti da Cas e Sprar».