Don Gino Temporin assolto. Una fiducia ben riposta
Nei giorni scorsi don Gino Temporin, a lungo stimato rettore del Seminario minore e quindi arciprete di Piove di Sacco, è stato assolto per la terza volta dall’accusa di aver abusato sessualmente un seminarista. Il rischio che un’assoluzione passi senza enfasi – perché si sa che non “fa notizia” come una condanna – c’è sempre, ed è un peccato. Oggi invece è bello dire a voce alta che la tua dignità, la tua onorabilità, sono integre.
Nei giorni scorsi don Gino Temporin, a lungo stimato rettore del Seminario minore e quindi arciprete di Piove di Sacco, è stato assolto per la terza volta dall’accusa di aver abusato sessualmente un seminarista.
Non è la prima assoluzione: don Gino era già stato ritenuto innocente in primo grado e in appello, sentenza quest’ultima che era stata poi annullata rimandando a un nuovo giudizio d’appello.
Tre processi, tre diversi giudici, una sentenza che si ripete per una vicenda comunque lunga e dolorosa che la Chiesa di Padova segue certo con trepidazione, ma con fiducia e con vicinanza a don Gino Temporin, sempre convinta dell’estraneità ai fatti e dell’innocenza del sacerdote.
Don Gino ha vissuto questi anni con serenità interiore e fiducia, e noi con lui
Ma sono pur sempre stati anni di fatica. E come avrebbe potuto essere altrimenti, per un uomo accusato di un crimine così infamante, a maggior ragione perché sarebbe stato compiuto tradendo la fiducia che una Chiesa intera aveva riposto in lui? Certo a fronte di una denuncia la magistratura è chiamata a fare il suo dovere, e non è mai facile individuare il giusto equilibrio tra velocità e garanzia dei diritti di tutte le parti nell’azione penale. E certo la stampa è chiamata a fare il suo dovere di informazione.
Rimane però un dato di fatto, a fronte di un iter giudiziario iniziato nel (già) lontano 2010: quante persone avranno sentito la notizia e magari avranno ritenuto don Gino colpevole?
Il rischio che un’assoluzione passi senza enfasi – perché si sa che non “fa notizia” come una condanna – c’è sempre, ed è un peccato. Ecco perché mi pare giusto dedicare a don Gino questo breve spazio. Oggi è bello dire a voce alta che la tua dignità, la tua onorabilità, sono integre.
Che sei stato un bravo educatore, che hai avuto cura e amore per i tuoi seminaristi, accompagnandoli a diventare uomini e discernere la loro vocazione.
Tanta fatica poteva forse esserti evitata, ma non è stata inutile se a nessuno rimarrà oggi il minimo dubbio. Che sia un buon Natale per te, caro don Gino.