Dai bambini “untori” alle scuole chiuse. “Non è questa la strada”
Insieme alle varianti, torna e si diffonde “l’idea che i bambini siano gli untori del nuovo virus e addirittura quelli che colpiranno i loro nonni”. Intanto, le scuole sono sempre più a distanza, ma si studia come tenerle aperte per tutto giugno. Novara, pedagogista: “Unica evidenza è la reclusione che i bambini vivono da un anno e i danni che subiscono”
“È un’idea che non ha nessuna base scientifica, abbondantemente smentita e ovviamente neanche le varianti rappresentano una possibile conferma di questo drammatico pregiudizio nei confronti dei più piccoli”: così Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, denuncia il “ritorno dei pregiudizi contro i bambini, dopo un lungo e tragico anno di Covid”. E invita a “smettere di prendere lucciole per lanterne e aiutare la memoria collettiva a non fare cilecca”, ricordando che, in base alle evidenze scientifiche, “il virus non ha sostanzialmente colpito i bambini se non in alcuni rari casi come semplice contagio senza sintomi significativi e senza alcuna mortalità. Non esistono conferme scientifiche definitive sul fatto che i bambini risultino effettivamente contagiosi – afferma - e tanto più che questa contagiosità sia mortale nei confronti proprio dei nonni. Nessun tracciamento ha potuto finora convalidare questa ipotesi. Per quanto riguarda i ragazzi e gli adolescenti, la situazione è leggermente diversa, ma non in modo sostanziale”. Il Covid, insomma, “colpisce in maniera pericolosa la fascia di popolazione 'anziana', o comunque nella seconda parte della vita”.
Quel che invece è scientificamente provato è che “i bambini e anche i ragazzi stanno subendo una vita di reclusione e di isolamento con pericolosissimi danni rispetto alla loro crescita in termini psichiatrici e psicoevolutivi – ribadisce - I dati sull’aumento dei suicidi, dell’autolesionismo e delle malattie psichiatriche in adolescenza sono ampiamente noti e continuano a salire, specie nei momenti di chiusura delle scuole”.
Le scuole sono sicure, “eccentrico pensare di chiuderle”
E a proposito di scuole, “le disposizioni previste dal governo garantiscono una totale sicurezza e i dati epidemiologici raccolti nelle scuole stesse, anche lo scorso autunno, hanno dimostrato che non sono il focolaio della morbilità – ricorda - Alla scuola Primaria, addirittura, i bambini sono costretti a indossare la mascherina per tutte le otto ore. Non avviene nemmeno nei reparti di pediatria”. Riguardo le varianti, “la prestigiosa rivista medica inglese Lancet, nell’ultimo numero di febbraio, ha escluso che queste creino una crescita dei contagi e della loro pericolosità nei bambini”.
Non si capisce, allora, come e perché si possa tornare a parlare di chiusura delle scuole, come di fatto sta accadendo in questo ore e con l'ultimo Dpcm: “Ritenere che la chiusura delle scuole porti a un miglioramento dei contagi non ha alcun tipo di riscontro – afferma Novara - Negli ultimi mesi il picco di mortalità è stato il 5 dicembre con 659 morti, mentre tutte le scuole erano chiuse da tredici giorni. La scuola è un ambiente sicuro, sano e rigoroso – osserva - a differenza degli ambienti casalinghi che si presentano spesso come veri e propri focolai epidemici. Pertanto, tenere aperte le scuole, come dimostrano i dati sulla crescita della mortalità Covid durante le vacanze di Natale, è un elemento di sicurezza e di prevenzione. Non ha alcun senso continuare a chiedere la chiusura delle scuole, anzi, queste richiesta, non solo appare eccentrica, ma può produrre un reale effetto boomerang”.
E parla, Novara, di un vero e proprio “accanimento contro i bambini, i ragazzi e i loro diritti”, che considera “uno dei lasciti più gravi che ci troveremo ad affrontare alla fine di questa pandemia. Un lascito appesantito da errori madornali, legati sostanzialmente all’assenza di professionisti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle commissioni preposte a decidere. Una grave lacuna e mancanza, che rischia di pagare l’intera società perché i bambini e i ragazzi sono il nostro futuro. Evitare di insistere su questa strada è il minimo che si può richiedere al nuovo governo”, conclude.
Chiara Ludovisi