Cyberbullismo. Fedez contro don Alberto Ravagnani. La riflessione che riempie il vuoto
Don Ravagnani trasforma l’atto subito di bullismo digitale in spunti sull’odio in rete
La vicenda in breve. Don Alberto Ravagnani, giovane prete di Busto Arsizio, divenuto “fenomeno web” durante la pandemia, è stato ricoperto di insulti particolarmente pesanti dal rapper Fedez e dall’influencer Masseo, nel corso della puntata numero 100 del podcast Muschio selvaggio, tra i più ascoltati in Italia.
Sarebbe noioso – e pressoché inutile – ripercorrere la vicenda tra i due, basti sapere che Fedez, dopo aver invitato il giovane prete nel suo podcast (l’episodio più visto, tra l’altro), ha troncato i rapporti, pur continuando a stuzzicare il sacerdote citandolo nei suoi pezzi.
E sarebbe ulteriormente deprimente sottolineare come un’offesa – senza possibilità di replica – da parte di una celebrità di primo piano scateni inevitabilmente ondate di haters con relativi bagagli di offese, minacce e “spedizioni punitive” in bacheche e profili social. Del resto, il web sociale spesso vive di polemiche gratuite, personaggi discutibili in trending topic, scandaloni e scandaletti che danno agli internauti l’illusione di essere informati. Il giorno dopo passa. In questo caso, però, persino le parolacce del marito di Chiara Ferragni possono lasciarci qualcosa di utile. Punto primo: il background culturale di avversione alla Chiesa (e al cristianesimo) a cui attinge Fedez è del tutto vuoto. Gli anticlericali di una volta odiavano ciò che conoscevano.
Persino la corrente dei “new atheists” di inizio millennio studiava (superficialmente) i temi religiosi per contrastarli. Qui non c’è nulla, solo il rimbombo confuso di frasi fatte, dai “soldi della Chiesa” alla morale sessuale. Di Cristo, del suo messaggio, della storicità dei Vangeli nulla. E quando c’è, ci si affida a personaggi, discussi e discutibili, come l’ufologo Mauro Biglino, anche lui ospite da Fedez. Siamo davanti al vuoto. Ed è su questo vuoto che poggia tanta ostilità, manifesta o latente. La Chiesa deve tenere conto nel suo cammino sinodale anche di questo analfabetismo di massa. Punto secondo: la risposta. Il video con cui don Alberto Ravagnani trasforma un atto di cyberbullismo in spunti riflessivi sull’odio in rete è una piccola gemma. Per giovani e adulti. In questa risposta troviamo la capacità del comunicatore moderno e la resilienza del cristiano.