Cena gratuita e per tutti. Tutti insieme a tavola per riscoprirsi fratelli
Da dodici anni, la "Cena gratuita e per tutti" è un appuntamento rituale che riunisce decine di realtà padovane sociali, ecclesiali, del mondo della cooperazione e, ovviamente, liberi cittadini. Questa edizione ruota attorno al cibo e alla molteplicità delle pietanze etniche offerte dalle numerose comunità straniere di Padova che, assieme, formano la realtà attuale. Tra gli invitati, Marco Damilano, direttore dell'Espresso, Nicoletta Ferrara, docente trevigiana che ha aperto le porte di casa, con suo marito e i quattro figli, per accogliere sei ragazzi africani e, infine, Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore colpito da un proiettile vagante a Roma e che non ha smesso di vivere con positività.
Attraverso il cibo, la società comunica indirettamente la propria struttura e storia. Singoli ingredienti radicati si uniscono e si mescolano in ricette dell’antica tradizione o si aprono a fertili e gustose contaminazioni. La tavola, poi, è il luogo dell’incontro, del dono e del dialogo dove tutto questo si realizza. E domenica 8 settembre di tavolate e di sedie si riempirà Piazza della Frutta, a partire dalle 18, per la dodicesima edizione della “Cena per tutti e gratuita”, un appuntamento ormai tradizionale che riunisce decine di realtà sociali, ecclesiali, del mondo della cooperazione e, ovviamente, liberi cittadini.
E proprio per riconoscere la realtà vitale nella sua molteplicità, quest’anno il coordinamento “A braccia aperte”, animato dall’associazione Beati i costruttori di pace, ha scelto di dare precedenza alle pietanze etniche offerte dalle numerose comunità straniere di Padova: «È un’iniziativa semplice nella sua idea – racconta don Albino Bizzotto – come risposta al clima negativo e di sfiducia che si respira. E lo vogliamo fare attraverso il cibo, l’elemento più coerente per far risaltare le tante realtà di umanità che solitamente non trovano espressione, ma che qui collaborano assieme, ognuna con la propria identità».
Per questo, per esempio, è stato scelto di servire carne halal, ovvero lavorata nel rispetto dei precetti del Corano, e sono stati predisposti diversi accorgimenti per trovare altri punti di unione. Dai primi piatti ai dolci, passando per i secondi, ai fornelli ci saranno cuochi e cuoche provenienti dalle Filippine, dalla Nigeria, dal Mali, dall’Eritrea, dal Marocco, dalla Moldavia, dallo Sri Lanka e, per finire, dal Pakistan. Nel cuore di Padova e aperta a tutti, perché la cena non è esclusivamente rivolta a chi ha difficoltà a trovare un pasto o a mangiare con regolarità, ma anzi è un momento per rafforzare legami, rinsaldare le reti e riempire una piazza di positività.
E per lanciare e diffondere messaggi decisi, netti e chiari, oltre alla presenza sul palco di Marco Damilano, direttore dell’Espresso, si susseguiranno diverse testimonianze come quella di Nicoletta Ferrara, docente trevigiana e autrice del libro A casa nostra, nel quale racconta l’esperienza sua, di suo marito Antonio Calò e dei loro quattro figli che dal giugno 2015 ospitano sei giovani africani sbarcati in Italia alla ricerca di un futuro, tra lungaggini della burocrazia e il fascino di mescolare lingue e, anche qui, cibi italiani e della loro tradizione. E poi ancora le parole di Aboubakar Soumahoro, sindacalista italo-ivoriano, da anni impegnato nella lotta per i diritti dei braccianti e, infine, la profonda testimonianza di Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore di 19 anni fatalmente colpito da un proiettile vagante a Roma, che a cinque mesi di distanza dal tragico incidente che gli ha fatto perdere l'uso delle gambe, ha nuovamente ritrovato piena confidenza con l'acqua.
Il suo esempio è stata la scossa che ha spinto don Albino e tutta la rete a rimboccarsi le maniche per portare avanti questa edizione: «La storia di Manuel mi ha segnato e insegnato e mi ha spinto a credere, ancora una volta, nella bontà della Cena per tutti. Di fronte a tante forme di paura e rifiuto dell’altro, di sofferenza, di emarginati e di sguardi che si voltano dall’altra parte, questo è il nostro invito a dimostrare che un altro modo di pensare e vivere è possibile. E che non si è soli in questa missione».