Bracciante morto a Latina: mons. Crociata (vescovo), “espressione di una ferocia indifferenza e di una mentalità corrente”
“La cosa grave sarebbe considerare questo un caso come un fatto isolato, come un’eccezione. No, non è vero. Questa è ipocrisia perché l’espressione di questa ferocia indifferenza è frutto di una mentalità corrente”.
Interpellato dal Sir, mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina, ritorna sulla drammatica morte di Satnam Singh, 31 anni, cittadino indiano scaricato davanti casa con un braccio mutilato da un macchinario e deceduto dopo 48 ore. “Purtroppo, non è l’unico caso né il primo. È un caso che si verifica da tanto tempo nelle campagne e non solo”, dice il vescovo. “È un fatto tragico, dolorosissimo per ogni coscienza sensibile. Ed è l’esito drammatico dell’assenza di sensibilità umana e di consapevolezza della dignità di essere umano”. Mons. Crociata rileva come ci sia “questa convinzione sottesa secondo al quale un immigrato, che peraltro è assunto in condizioni lavorative precarie e indegne, costretto a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza, non sia veramente uomo come noi. È qualcosa di meno, di non degno e che quindi si può trattare come si vuole, addirittura abbandonare. Questo è il punto. Ma questo è il segno di un degrado culturale prima che morale”. Mons. Crociata – a Roma in questi giorni con la presidenza della Comece – allarga quindi il discorso al panorama europeo. “Questo è il pericolo più grande che stiamo correndo come cultura di popoli dalla grande tradizione morale e ideale: questa perdita di sensibilità, questa mentalità che si diffonde e non riesce a guardare più oltre al proprio piccolo orizzonte e interesse”.