Libertà e preghiera, decisive per l’accompagnamento
Il rapporto con la propria guida spirituale, se si muove in un “certo” binomio, sarà fonte di crescita per entrambi
«Le parole che mi dice la mia guida spirituale vengono tutte da Dio?». Ma sei matto? Cosa dici? C’è di mezzo il carattere, il tono della voce, l’interpretazione, la propria umanità. In tutto ciò è possibile errare.
«Allora cosa serve andare da una guida spirituale se anche lei sbaglia?» penserai, vero? Perché hai in mente un guru. Andare da un uomo con delle qualità eccellenti, nell’immaginario è affittare a lui la propria libertà. È dargli la responsabilità massima su di te. L’accompagnamento spirituale è, invece, un’esperienza grande sia per chi la riceve sia per chi la fa. E la possono fare tutti quelli che sono da tempo in stretto rapporto con il Signore: un prete, una suora, un uomo e una donna. Esperienza significa che apporta crescita a entrambe le parti.
Non è così immediato chiedere di essere accompagnati spiritualmente. Ma ti assicuro che è altrettanto impegnativo accettare di accompagnare spiritualmente. Sai perché? Non certo per la responsabilità che è di Dio, in quanto essa nasce dalla fede e per un rapporto di fede; cresce nella fede e con la fede. È difficile perché è impegnativo il binomio che ora ti propongo: libertà-preghiera. Questo binomio risponde alla tua domanda iniziale.
Il rapporto che avviene tra la tua guida spirituale e te, se si muove in questo binomio, sarà fonte di crescita per entrambi. Nessuno deve legarsi all’altro. Ciascuno tenterà di legarsi a Gesù. L’unico. Per cui chi fa la guida non può diventare esclusivo per chi l’ascolta e chi è guidato non può legarsi strettamente alle sue parole, tanto da non poterne fare a meno!
La libertà tra le due persone è l’alveo sacro dentro al quale il Signore Gesù, vivo e vero, parla e si manifesta. La libertà non è incorporata alla persona: la si acquisisce anche con gli errori. Lasciare libere le persone di cambiare guida è importante. Motivandone la ragione. È un modo di agire da adulti. Sono i bambinoni che si nascondono e non dicono! Sentirsi liberi è sentirsi a proprio agio.
La libertà nel rapporto con la guida è fatto di piccole cose assai concrete. Non è il “guru” che ti dice quando incontrarlo: è una decisione tua. Non è a chi affidi la tua libertà che ti dice di cosa parlare: le priorità le decidi tu, la scaletta la decidi tu. Sei libero di tergiversare e di perdere tempo, di non prendere in mano i tuoi problemi, di parlare del bel tempo e di ciò che ti impedisce la serenità. Di qualsiasi cosa tu liberamente voglia parlare, la guida spirituale ti ascolterà con intensità nell’ora che ti concede. Fosse anche che tu ti stia prendendo in giro tergiversando sul nulla. La conduzione della tua vita la decidi tu, in piena libertà.
Poi c’è la preghiera. È lo strumento per la libertà. È bene andare da chi ti accompagna dopo aver pregato abbondantemente per lei/lui e aver deciso in questo luogo sacro cosa sviscerare con la tua guida. Sarà quindi importante tornare a casa dall’incontro e continuare a pregare su quello che vi siete detti. E far cernita in essa: decidere cosa tenere e decidere cosa tralasciare di quel colloquio.