Cos’è l’amore? Un bene di cui siamo sempre in ricerca
Non si può costringere in nessuna definizione, non è un’emozione e non è un sentimento, ma li comprende entrambi...
Siamo giunti al termine del nostro itinerario, una sorta di ri-alfabetizzazione emotiva, in cui abbiamo accostato emozioni e sentimenti alla guisa dei colori principali dell’arcobaleno, pur consapevoli dell’esistenza di molteplici sfumature. Ho allora pensato, come saluto e augurio per tutti, perché non accennare all’amore? L’amore, il bistrattato amore, di cui conosciamo tante parodie, tante idealizzazioni e che però nessuno può definire, costringere in una definizione univoca. Semplicemente perché, come ha scritto una dolce poetessa nel 1765 – Emily Dickinson – «che l’amore è tutto, è tutto quel che sappiamo dell’amore». Tutti lo desideriamo, lo rincorriamo. Per forza: Dio è amore, come ci ricorda san Giovanni. Veniamo da lui, siamo impastati di lui, torniamo a lui. E anche quando non riusciamo a riconoscere esplicitamente Dio, mi riferisco per esempio ai fratelli non credenti, chissà come mai non dubitiamo mai dell’esistenza dell’amore!
L’amore non è un sentimento, non è un’emozione, pur se li comprende come linguaggi espressivi. Ma all’amore ci si può avvicinare, a mio avviso, solo per allusioni. È la speranza che la vita del mondo abbia un senso e che questo senso sia il bene, se non altro perché noi siamo affamati di questo bene e costantemente ci disponiamo a ricercarlo, anzitutto scavando dentro di noi stessi. L’amore è la sostanziale accettazione, la benevolenza totale, ci fa sentire benedetti: dice che è bene che io ci sia, che tu ci sia. L’amore afferma che esiste un livello dell’essere che trascende l’ambiguità di questo mondo e che chiamiamo “Dio”, intuendo una Realtà primaria dove l’essere e il bene finalmente coincidono. Non a caso, in tema d’amore, mi sovviene il linguaggio allusivo e simbolico della poesia, che ci porta all’intuizione di una tensione mistica – alla comunione – che tutti ci abita nel profondo.
Purtroppo c’è chi non ha fatto esperienza d’amore venendo al mondo e costoro si portano appresso una ferita che oserei definire insanabile, se non fosse che l’amore è insieme speranza contra spem, è trascendenza, è fede in un Dio che, essendo amore, ci autorizza a credere nell’impossibile e a inventare (nel senso del verbo latino “invenio” = scoprire) nuove vie perché l’amore ci sorprenda. Amore e sorpresa sono lo stesso bacio.
Vi lascio con questi versi del poeta Eric Fried, composti nel 1979, che mi richiamano il bellissimo “Inno alla carità” di san Paolo (1Corinzi 13,1-13):
È assurdo
dice la ragione
È quel che è
dice l’amore.
È infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
È vano
dice il giudizio
È quel che è
dice l’amore
È ridicolo
dice l’orgoglio
È avventato
dice la prudenza
È impossibile
dice l’esperienza
È quel che è
dice l’amore.