I come immaginare e sognare. Sguardo al futuro
Chi sa immaginare può proporre modelli nuovi di società, di fare politica, di economia
Domenica si è votato per rinnovare il parlamento europeo: finalmente! Si è conclusa l’ennesima campagna elettorale, anche se tra qualche mese si ripartirà: la politica in Italia sembra essersi ristretta a ciò che accade tra una campagna elettorale e l’altra.
"Dare forma al proprio cammino", illustrazione di Gloria Bissacco
Per cercare di convincere il cittadino a votarlo, il politico ha imparato a coniugare i verbi al futuro: faremo, cambieremo, riformeremo, lavoreremo... Il futuro è il tempo della campagna elettorale, delle promesse, della propaganda. Del resto, non può che essere così: il passato si dimentica velocemente. Il presente “non esiste”: nel momento in cui lo si vive e ci si riflette sopra è già passato e gli effetti delle scelte fatte oggi li vedremo tra qualche mese o anno. Non ci rimane che il futuro, questa infinita prateria di opportunità a costo zero finché, dopo essere transitate per il presente, non entrano nel terreno del passato e lì cominciano a germogliare.
Se la facoltà che ci orienta nel passato è la memoria e quella del presente la vigilanza, il futuro ha come guida l’immaginazione che, se usata bene, è in grado di cambiare il mondo.
Immaginare significa creare delle immagini, dei mondi possibili, narrazioni, parabole, anche paradossi che diventano ispirazione per il cambiamento. Questa è un’attitudine indispensabile per chi è al servizio della collettività. Il politico dovrebbe saper immaginare-sognare la società del futuro, così da “scaldare” i suoi interlocutori con proposte credibili, mettendoli nelle condizioni di lanciare il cuore oltre gli ostacoli del presente e liberarlo dalle paure del passato. L’immaginazione ci aiuta a esplorare – senza nessun rischio – fatti e situazioni che non sono ancora accaduti, ma che potrebbero realizzarsi. Colui che sa immaginare è in grado di proporre modelli nuovi di società, di fare politica, di gestire l’economia che forse non sono mai stati elaborati, ma che potrebbero rilanciare la polis. Con la sua immaginazione, questi potrebbe elaborare un’alternativa al “fare”, spesso ripiegato su se stesso o sulle dinamiche economiche: per uscire dalle secche dell’insignificanza o degli estremismi è indispensabile saper sognare.
L’immaginazione ci mette in quella particolare situazione, in quel contesto difficile, in quel modo di vivere, ci aiuta a entrare nella vita dell’anziano solo, del giovane demotivato, del genitore disperato, anche se questo fisicamente è impossibile. Questa “simulazione” diventa, però, un laboratorio di idee in cui provare infinite ipotesi di azione prima di calarle nella realtà. Un esercizio, questo, che aiuterebbe il politico a trovare la giusta distanza dalle situazioni problematiche, per non rischiare da una parte di essere troppo coinvolto emotivamente, ma dall’altra di esserne totalmente indifferente.
L’immaginazione permette di trovare il giusto equilibrio tra un “osservatore esterno”, distaccato e indifferente, e “l’amico confidente”, troppo coinvolto per fare delle scelte scomode, dolorose ma necessarie per il suo bene. Chi sa usare l’immaginazione ha imparato a elaborare diverse visioni della stessa situazione problematica, confrontarle tra di loro, simulare gli effetti che provocano per poi fare delle scelte.