Unione Europea. «Non dimenticate le contraddizioni sui migranti»
Intervista Tobias Piller, inviato del Frankfurter Allgemeine Zeitung, all'indomani del consiglio dei ministri dell'Unione Europea sul tema delle migrazioni.
«Le decisioni del Consiglio europeo sono state un compromesso con molti elementi che hanno bisogno di diventare più concreti. Chi farà le piattaforme di accoglienza per i migranti e richiedenti asilo? Chi sarà disponibile per creare dei campi o piattaforme fuori dall’Europa? Questo documento finale sembra essere più un preludio per nuove iniziative e accordi bilaterali» osserva Tobias Piller, corrispondente da Roma del Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi.
Al netto delle polemiche politiche interne, l’Italia si è presentata al Consiglio con una strategia negoziale più aggressiva? E vincente?
«Il nuovo governo ha cercato di dare tutte le colpe all’Europa. È legittimo che punti su un cambiamento nelle priorità, ma deve farlo trovando accordi con gli alleati dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea. L’Italia non può tuttavia non prendere atto delle sue vecchie “contraddizioni”. Per anni ha affermato che chiunque poteva entrare via mare e doveva essere accettato, dirottando gli arrivati verso il Nord Europa, dicendo che “tanto non vogliono rimanere in Italia”. Con questa logica, fino al 2016 l’Italia faceva ben poco per assicurare i confini dell’Europa».
Non pensa che le regole di Dublino vadano cambiate?
«Finora si parla solo del grande numero degli arrivati, senza ricordare però che gran parte di loro è già stato mandato via. Sarà poco promettente una trattativa sulle regole di Dublino, dicendo semplicemente che non servono più all’Italia. Dopo l’introduzione di queste regole nel 1990, la Germania e gli altri Paesi europei hanno accettato centinaia di migliaia di persone arrivate da tutto il mondo, senza chiedere nulla all’Italia».
Come condizionerà la posizione tedesca sui migranti la contrapposizione sempre più forte tra Merkel e il ministro dell’Interno Horst Seehofer?
«Seehofer, il capo della Csu, non vuole che gli elettori preoccupati dalle migrazioni votino la destra estrema: per questo alza la voce e vuole delle contromosse nazionali. Vuole fare come chi in Italia chiede una politica più “aggressiva” contro l’Europa e contro l’immigrazione. Ma per gli italiani Seehofer non è un alleato, in fondo vorrebbe chiudere i confini anche verso l’Italia. La Merkel invece non vuole un percorso nazionale, perché teme che in questo caso ci sia un precedente che crei ancora più difficoltà per le soluzioni europee».
Il governo italiano troverà nella Germania un interlocutore strategico sul tema della redistribuzione?
«Angela Merkel ha smascherato la politica del governo italiano, che non vuole un accordo per una gestione regolare dei flussi di migranti. La Germania ha già accolto migliaia di arrivati dall’Italia pur avendo avuto nel totale molti più migranti dell’Italia. Questo per dare un esempio agli altri europei e per permettere il ricongiungimento di famiglie in Germania. Per il futuro l’offerta sembra quella di partecipare alla distribuzione degli arrivati, ma non finché l’Italia “manda avanti” i migranti in modo irregolare. Visto che il governo italiano non rinuncia al traffico irregolare di notte, difficilmente ci sarà una redistribuzione dall’Italia verso la Germania».
Nelle diverse opinioni pubbliche europee si avverte la necessità di dotare l’Unione Europea di una politica condivisa sui migranti, in modo da non lasciare i singoli Stati membri a dover affrontare problemi troppo grandi e complessi?
«Decidere sulla immigrazione è un elemento importante della politica nazionale di ogni nazione. Per una politica comune in questo campo ci vorrebbe molta fiducia reciproca, che al momento non c’è. Non aiutano le voci dall’Italia che chiedono la redistribuzione di chiunque arrivi, “tanto il resto dell’Europa ha bisogno di immigrazione per il suo futuro”. Non aiuta nemmeno un ministro italiano che dice l’Italia è piena di immigrati e allora bisogna mandarli tutti a Malta: 450 mila abitanti su una superficie che è un quarto di quella di Roma...».
L’Unione Europea rischia davvero di disintegrarsi o di diventare qualcosa di diverso da quello che è ora sulle politiche migratorie e di accoglienza?
«Ci sono tante nazioni che si augurano una disgregazione dell’Europa. Da Trump a Putin, passando per la Cina. Per loro sarebbe più interessante avere delle colonie europee che facciano i “mendicanti” di fronte ai futuri potenti del mondo. Gli europei possono reagire facendo una politica comune dove hanno dei comuni interessi. Per esempio una politica verso l’Africa e per il monitoraggio dei confini esterni».