Un piano contro la disuguaglianza. L'intervento di Viale Trastevere per per ridurre i divari territoriali tra Nord e Sud
Il ministero dell’Istruzione ha presentato un piano di intervento rivolto alle scuole in difficoltà di Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
La scuola italiana viaggia a velocità diverse e il divario Nord-Sud, in particolare, è un dato che ricorre più o meno ogni volta che viene fatta una rilevazione nazionale o internazionale che sia.
Non è una novità. Lo è invece l’iniziativa ministeriale che, prendendo atto del fenomeno, prova a contrastarlo con alcuni interventi mirati. Nei giorni scorsi, infatti, il Ministero dell’Istruzione ha presentato un piano di intervento organico e strutturale rivolto alle scuole in difficoltà delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia per ridurre i divari territoriali tra Nord e Sud e migliorare i risultati negli apprendimenti degli studenti.
Il Piano – spiega una nota di Viale Trastevere – parte da un’analisi, svolta dal Ministero con la collaborazione dell’Invalsi e integrata con i dati a disposizione degli Enti territoriali, sulle difficoltà di apprendimento degli studenti. L’iniziativa individua anzitutto due categorie di scuole – in difficoltà e in forte difficoltà – sulla base delle rilevazioni Invalsi e di ulteriori variabili legate ad altri indicatori, tra cui il livello di autovalutazione che la scuola si assegna, i risultati scolastici e le assenze degli studenti, l’entità dei finanziamenti PON (il Programma operativo nazionale per la scuola, che contiene le priorità strategiche per l’istruzione ed è finanziato da fondi strutturali europei) e la quantità e tipologia di progetti, le caratteristiche principali della scuola dal punto di vista strutturale (spazi e infrastrutture).
Le rilevazioni Invalsi sono quelle che permettono ogni anno di fotografare i traguardi raggiunti dalle scuole in determinati anni di corso e al termine dei due cicli di istruzione. “Le prove – ha spiegato la vice Ministra Anna Ascani – non valutano in termini ‘punitivi’ gli alunni, sono piuttosto un termometro dello stato di salute del sistema di istruzione”. E sulla base della “febbre” rilevata in determinate aree, ecco l’intervento del Ministero. “Il Piano – dice ancora Ascani – dimostra che questo termometro è utile a definire azioni mirate. Diamo il via libera a un piano organico, che coinvolge tutti gli attori in campo. La scuola non può e non deve essere lasciata da sola a fronteggiare divari territoriali e dispersione scolastica che dipendono da una serie di concause. Oggi, insieme, prendiamo un impegno per ridurre in maniera strutturale gli ostacoli all’effettiva creazione di pari opportunità nel nostro Paese”.
Primo passo – è stato spiegato – sarà “fare rete”, cioè mettere in collaborazione le scuole e le forze più vive del territorio, Enti locali, associazioni del Terzo Settore, Fondazioni di comunità, Parti sociali. Avendo a cuore in particolare i casi più difficili. Le istituzioni scolastiche dovrebbero poter avere a disposizione una gamma di interventi tra i quali scegliere quelli che più si adattano ai diversi contesti territoriali e sociali. Invalsi garantirà il supporto metodologico e scientifico.
Bene, dunque, per il Piano. Che in fondo dice due cose non scontate: la prima che le rilevazioni (e l’Invalsi) sono importanti se poi guidano ad agire per raggiungere i target di miglioramento attesi; la seconda che è ancora la ricetta della collaborazione e della condivisione quella che può meglio soccorrere il sistema scolastico, ridando forza a quel tema della “comunità educante”, dove tante agenzie diverse fanno ciascuna la propria parte, coordinandosi tra loro, al servizio dei percorsi educativi, dei ragazzi e delle famiglie.