Prove di cooperazione allo sviluppo “a distanza”
Grazie a Emergenza Sorrisi e a un caschetto speciale, è stata eseguita un'operazione al labbro leporino a un bambino di due anni in Iraq, dando istruzioni e consigli dall'Italia. “Quest'anno abbiamo curato anche la formazione di medici somali per la prevenzione e la cura a domicilio del Covid-19”
Anche per la cooperazione allo sviluppo il “lavoro a distanza”, imposto dalla pandemia, può aprire nuovi scenari. È quel che sta sperimentando Emergenza Sorrisi, onlus che ha progetti sanitari e di formazione di medici e infermieri in diverse parti del mondo. Oggi durante il webinar organizzato da Emergenza Sorrisi con il contributo di Fondazione Terzo Pilastro internazionale, è stato eseguito un intervento chirurgico a distanza per il trattamento di una malformazione del volto a un bimbo di due anni con labbro leporino. In collegamento il Policlinico Gemelli con l'’Habobbi Hospital di Nassirya in Iraq. Utilizzando un innovativo caschetto dotato di videocamera frontale, il chirurgo iracheno è stato guidato e consigliato sulle procedure da seguire. “Nonostante le difficoltà dettate dalla pandemia siamo riusciti a portare avanti il nostro impegno nella formazione dei medici locali dei Paesi in cui organizziamo missioni chirurgiche”, sottolinea Fabio Abenavoli, Presidente di Emergenza Sorrisi.
Il webinar era seguito, tra l'altro, da medici di Benin, Pakistan e di altri Paesi. “Il progetto che stiamo portando avanti attraverso questo il caschetto chirurgico, che contiene telecamera e microfono, consente di portare a un livello successivo la formazione a distanza -aggiunge Abenavoli-. Potremo seguire gli interventi dei medici locali e allo stesso tempo consigliare loro le tecniche più appropriate per operare. Un sistema semplice, ma allo stesso tempo rivoluzionario e che consentirà di ridurre le distanze”.
“Con la formazione a distanza quest'anno siamo riusciti anche a creare corsi di formazione per medici in Somalia -aggiunge Fabio Abenavoli- sulla prevenzione e sulla cura a domicilio del Covid-19. In quel Paese le strutture ospedaliere sono ridotte al minimo e solo con l'assistenza domiciliare è possibile fronteggiare una pandemia che sta colpendo moltissime persone anche nel Corno d'Africa”.