Prevenire resta l’azione più efficace. La nuova lista di patogeni emergenti redatta dall'Oms raccomandando la preparazione di vaccini mirati
La resistenza antimicrobica (Amr) rappresenta oggi una delle principali minacce per la salute globale
Uno studio coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e condotto da un gruppo internazionale di esperti ha individuato 17 patogeni da considerare prioritari per lo sviluppo di nuovi vaccini. La selezione si basa su tre criteri fondamentali: il carico di malattia a livello regionale, il rischio di resistenza antimicrobica e l’impatto socioeconomico delle malattie associate.
Questa iniziativa segna un cambio di paradigma rispetto al passato, quando le priorità nella ricerca sui vaccini erano dettate dagli investitori, orientati principalmente dal ritorno economico. L’OMS, invece, punta a orientare la ricerca verso obiettivi di salute globale, mettendo al centro i bisogni delle popolazioni più vulnerabili.
Come sono stati scelti i 17 patogeni? Il gruppo di esperti ha analizzato circa 30 patogeni, utilizzando otto indicatori e attribuendo un punteggio in base a cinque classi di rischio: molto basso, basso, medio, alto e molto alto. Questo approccio ha permesso di identificare priorità diverse a seconda del contesto regionale. Per esempio, in Europa, i principali rischi di mortalità nei bambini sotto i cinque anni sono associati al virus respiratorio sinciziale e allo Staphylococcus aureus. Tuttavia, considerando l’impatto socioeconomico globale, patogeni come HIV, leishmaniosi, lebbra, tubercolosi, epatite C e clamidia emergono come prioritari. Dal punto di vista della resistenza ai farmaci, invece, i più pericolosi includono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, HIV, tubercolos, Neisseria gonorrhoeae e lo stesso Staphylococcus aureus.
L’approccio utilizzato dall’Oms ha anche messo in evidenza le differenze epidemiologiche e socioeconomiche tra le regioni del mondo. Tuttavia, per alcune aree, la raccolta di dati è ancora insufficiente, limitando la comprensione precisa della situazione epidemiologica locale. Questo rende ancora più cruciale sviluppare una visione globale integrata che tenga conto delle specificità regionali.
Nell’elenco dei patogeni prioritari, dunque, emergono “vecchie conoscenze”, come quelli responsabili di Hiv, malaria e tubercolosi, che ogni anno causano circa 2,5 milioni di decessi. Ma lo studio ha portato alla ribalta anche microrganismi meno noti, come il Klebsiella pneumoniae, responsabile di 790.000 morti l’anno e associato al 40% dei decessi neonatali per sepsi nei paesi poveri. Anche lo streptococco di gruppo A, che contribuisce a 280.000 decessi annuali per cardiopatia reumatica nei paesi a basso reddito, è stato incluso tra le massime priorità.
L’Oms ha poi classificato i patogeni in tre categorie, in base allo stato attuale della ricerca sui vaccini: patogeni per cui sono necessarie nuove ricerche (Streptococco di gruppo A, Virus dell’epatite C, Hiv-1, Klebsiella pneumoniae), patogeni per cui esistono vaccini da migliorare (Citomegalovirus, Virus dell’influenza, Leishmania, Salmonella tifoide, Norovirus, Plasmodium falciparum, s
Shigella, Staphylococcus aureus), patogeni per cui la ricerca è in fase avanzata (Virus Dengue, Streptococco di gruppo B, Escherichia coli extraintestinale, Mycobacterium tuberculosis, Virus respiratorio sinciziale).
Va anche ricordato che la resistenza antimicrobica (Amr) rappresenta oggi una delle principali minacce per la salute globale. Senza antibiotici efficaci, infatti, molti trattamenti medici, come chirurgia e chemioterapia, diventano estremamente rischiosi. Basti pensare che ogni anno, solo nell’area europea, l’Amr è responsabile di 133.000 morti dirette e costa oltre 11,7 miliardi di euro in spese sanitarie e perdite di produttività. Per questa ragione, quattro agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’Oms, hanno istituito un Segretariato congiunto sulla resistenza antimicrobica. L’obiettivo è preservare l’efficacia degli antimicrobici e promuovere un accesso equo e sostenibile ai farmaci per la salute umana, animale e vegetale.
L’inclusione di un patogeno nella lista dell’Oms, pur non comportando obblighi per i governi o per i centri di ricerca, rappresenta comunque una guida scientifica basata sulle migliori evidenze disponibili. Questo approccio mira a prevenire malattie infettive riducendo al contempo i costi sanitari e il peso delle malattie per le famiglie e i sistemi sanitari. Come sottolineato da Kate O’Brien, direttrice del Dipartimento immunizzazione dell’Oms, “prevenire costa meno che curare”. Dunque, investire nella prevenzione, anche attraverso lo sviluppo di nuovi vaccini, è sicuramente la strategia più efficace per salvare vite umane e garantire un futuro più sicuro.