Politiche migratorie, "serve una nuova stagione": nuova tragedia in mare alle Canarie
Ripamonti (Centro Astalli): "Gestire il fenomeno è possibile: le strade da percorrere sono chiare da tempo. Mancano coraggio e lungimiranza di intraprenderle”. Il cordoglio di Unhcr e Oim per le vittime
“Gestire il fenomeno è possibile: le strade da percorrere sono ormai chiare da tempo. Mancano solo il coraggio e la lungimiranza di intraprenderle”. Lo sottolinea padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, richiamando l’impegno dei governi “verso una nuova stagione politica e culturale che rimetta al centro la dignità e i diritti di ogni essere umano sulla terra", dopo la notizia dell'ennesima tragedia in mare, questa volta nell’Atlantico settentrionale. Il Centro Astalli esprime profondo cordoglio per le vittime. “Chiediamo senza sosta una reazione dagli Stati membri, dalle istituzioni dell’Unione Europea. Immobilismo e indifferenza sono inaccettabili e diventano, se rimangono tali, espressione di una scelta deliberata e disumana di lasciar morire. Basta morti in mare è possibile e doveroso”
Il Centro Astalli chiede al Governo italiano di rappresentare alla Commissione europea l’urgenza di un’operazione umanitaria di ricerca e soccorso che impedisca la morte in mare di altri esseri umani; l’attivazione di vie sicure di accesso in Europa dalle principali aree di crisi che consentano di esercitare il diritto di asilo a chi fugge da guerre e persecuzioni; un meccanismo obbligatorio di ripartizione di quote di migranti che ogni Stato membro deve accogliere, pena l’interruzione dei finanziamenti europei. La parola solidarietà usata nel Piano per le migrazioni si sostanzi e non sia soltanto termine di facciata.
Secondo quanto riferito dal Centro Astalli sono 56 i migranti morti, “stremati dopo due settimane in mare su un’imbarcazione di fortuna”, mentre cercavano di raggiungere le Isole Canarie.
Ieri, in una nota congiunta, Unhcr, l'Agenzia Onu per i Rifugiati, e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), avevano segnalato un “aumento costante del numero di rifugiati e migranti morti in mare” e ricostruito il tentativo di soccorso in mare. I team di ricerca e soccorso spagnoli il 27 aprile pomeriggio sono partiti in aiuto di un'imbarcazione in difficoltà individuata a circa 500 chilometri a sud dell'isola canaria di El Hierro, hanno spiegato. Un elicottero dell'aviazione spagnola ha condotto in salvo tre sopravvissuti gravemente disidratati e li ha portati negli ospedali dell'isola di Tenerife, dove è stata anche portata l’imbarcazione per l'identificazione delle persone decedute.
"Si stima che circa 200 persone abbiano perso la vita in mare quest'anno lungo la rotta che porta alle isole Canarie e sulla rotta del Mediterraneo occidentale verso la Spagna. – hanno precisato Oim e Unhcr - Di queste, quasi 90 sono morte in mare lungo la rotta per le isole Canarie, compresi almeno otto bambini e sei donne.
Da gennaio, più di 4.300 migranti e rifugiati, compresi i bambini non accompagnati bisognosi di protezione, sono arrivati via mare alle isole Canarie. Il mare agitato in questo periodo dell'anno e le lunghe distanze percorse - da 400 a più di 1.500 km a seconda del punto della costa dell'Africa occidentale in cui è iniziato il viaggio - rendono questa rotta particolarmente pericolosa. Le barche possono rimanere alla deriva per giorni, senza acqua ne’ cibo”.
Le due organizzazioni hanno ringraziato le autorità spagnole, il Soccorso Marittimo e le Forze e Corpi di Sicurezza dello Stato per il loro lavoro di ricerca e soccorso in mare. Da venerdì 23 a domenica 25 aprile le autorità hanno salvato più di 200 persone nel mare a sud delle isole Canarie.
Entrambe le organizzazioni delle Nazioni Unite invitano tutti gli stati a rafforzare i percorsi regolari e sicuri per fornire alternative alle pericolose traversate in mare. Gli Stati, tutti gli attori internazionali, regionali e locali dovrebbero anche rafforzare la loro cooperazione nella lotta contro le reti di contrabbando e traffico di esseri umani che continuano a trarre profitto dalla disperazione e dalla vulnerabilità dei migranti e dei rifugiati.