Modifiche al Memorandum Italia-Libia. Schiavone (Asgi): “Nessun passo avanti”
Secondo l’esperto di diritto si tratta solo di generiche dichiarazioni di intenti: “Non cambia la condizione giuridica dei migranti che continueranno a finire nei centri di detenzione. Si dice solo che verranno trattati un po’ meglio”
ROMA - “Non sono delle vere modifiche, è solo un tentativo di arginare una situazione fuori controllo, di totale violenza e abusi”. E’ il commento di Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi (Associazione studi giuridici per l’immigrazione) alla bozza di modifica del Memorandum Italia-Libia, resa nota ieri da Redattore Sociale. L’accordo è stato rinnovato automaticamente per altri tre anni il 2 febbraio scorso. Una settimana dopo, il 9 febbraio il ministero degli Esteri ha annunciato di aver inviato a Tripoli la richiesta di modifiche.
“Siamo di fronte a un testo che rimanda alle convenzioni internazionali in materia di diritti umani e diritto d’asilo, che cita espressamente la convenzione di Ginevra ma lo fa a vuoto - sottolinea Schiavone - non c’è scritto nel testo che la Libia adotterà quelle normative. Non c’è niente di concreto, dunque, inoltre si citano leggi come esistenti per l’Italia ma non per la Libia, non si fa un passo avanti, è una scatola vuota. In particolare, la condizione giuridica dei migranti in Libia non viene modificata, si dice solo che saranno trattati meglio”. Una dichiarazioni di intenti che non convince, anche perché - aggiunge il giurista - non si mette in discussione che i migranti finiscano nei centri di detenzione, che vengono chiamati ‘centri di accoglienza’. Si dice solo che i centri illegali verranno progressivamente chiusi. Troppo poco”.
Secondo i dati dell'Unhcr, quasi 40.000 persone sono state intercettate e riportate in Libia da quando il Memorandum è stato firmato tre anni fa. Nel testo, l’Italia riconosce che ci sono centri illegali e sostiene che serve un piano di progressiva chiusura, a cominciare da quelli che rischiano di finire al centro delle azioni militari. “Nei fatti, l’Italia ammette che la situazione era di totale violenza, ma è stata proprio l’Italia a finanziare tutto questo - aggiunge - sui salvataggi, si dice soltanto che verranno attuati nell’ambito del diritto internazionale anche se ormai è acclarato che la Libia non è porto sicuro. Non c’è nulla che cambi quella situazione. Alla fine si dice che si cercherà di essere un po’ più buoni con i migranti”.
Nella bozza si fa riferimento esplicito ai fondi europei e italiani che vengono erogati al governo libico per la collaborazione sul contenimento dei flussi migratori: “queste risorse vengono date a uno stato non vincolato al rispetto del diritto internazionale, neanche al rispetto del principio di non respingimento e che dunque potrà continuare a respingere le persone, mettendo in atto una serie di violazioni che avvengono per procura. Vengono cioè fatte fare alla Libia anche se questo chiama in causa la responsabilità diretta dei nostri paesi. Non ci si può più nascondere dietro un cattivo utilizzo dei fondi".
Eleonora Camilli