Mancano gli operatori sociosanitari? Chiamiamoli dall'estero

Il nuovo progetto di Uneba e Uneba Veneto: costruire percorsi di ingresso regolare in Italia di personale sociosanitario formato in istituzioni educative estere, che possa lavorare a lungo termine nelle strutture per persone fragili

Mancano gli operatori sociosanitari? Chiamiamoli dall'estero

Costruire percorsi di ingresso regolare in Italia di personale sociosanitario formato in istituzioni educative estere. In particolare, operatori sociosanitari. In modo da garantire flussi costanti di personale, selezionato e motivato, che lavori a lungo termine nelle strutture per persone fragili, a partire da quelle associate ad Uneba. Questo è il nuovo progetto a cui stanno lavorando Uneba Veneto e Uneba.

L'iniziativa sarà presentata dal presidente di Uneba Veneto Francesco Faccivenerdì 11 ottobre 2024 al convegno Uneba nazionale “Valori e valore nella cura della persona anziana”. La scelta di Uneba Veneto è di cercare accordi diretti con strutture formative cristiane. Con strutture in Peru e Sri Lanka ci sono già avanzati contatti. Altri certamente seguiranno.

Si tratta, per Uneba, di un progetto necessario e urgente, alla luce non solo della carenza di personale, ma anche del mutato quadro legislativo. La legge 50/23 di conversione del cosiddetto Decreto Cutro, infatti, ha modificato l’articolo 23 del Testo Unico sull’Immigrazione (d.lgs 286/98): questo ha stabilito che gli ingressi in Italia di cittadini non-UE formati all’estero sono al di fuori delle quote del decreto flussi, se i programmi di formazione professionale e civico linguistica hanno l’approvazione del Ministero del Lavoro.

“Difficile, ma necessario”

Le difficoltà certo non mancano: innanzitutto, la sfida dell’integrazione di lavoratori stranieri nel sistema di lavoro delle strutture, poi la gran mole adempimenti da svolgere per il reclutamento di personale sanitario dall’estero: un'intensa attività burocratica, sia per ottenere il riconoscimento del titolo di studio ottenuto all’estero, sia per la “formazione civico linguistica”, che la legge 50/23 richiede, sia per l’ottenimento del visto d’ingresso e l’arrivo in Italia. Per Uneba, “non è facile, ma è necessario: sono sfide ineludibili per continuare a garantire ai più fragili tra noi l’assistenza di cui hanno bisogno. Provvedimenti come la modifica all’articolo 23 del Testo Unico sono, nostro giudizio, un passo nella giusta direzione, cioè per rispondere alle reali necessità della nostra società. Fondamentale è da un lato che il provvedimento non venga depotenziato e dall’altro che il mondo del lavoro, a partire da noi di Uneba, sappia coglierne le opportunità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)