La scuola ai tempi del Coronavirus e il ruolo dei genitori
Quale scuola sta nascendo in questi tempi senza scuola? Quali criteri guidano gli insegnati chiamati a muoversi nelle classi virtuali? Si che cosa c'è bisogno perché la didattica digitale funzioni per davvero? E in tutto questo qual è il ruolo dei genitori? Come far sì che queste inattese vacanze si trasformino in opportunità per bambini e ragazzi?
In tempo di Coronavirus l’Italia sta plasmando un nuovo modo di essere scuola. Ne è convinto il comitato scientifico della Fondazione Girolamo Bortignon per l’educazione e la scuola della Diocesi di Padova. In questo frangente del tutto particolare in cui il Governo si è visto costretto a chiudere i battenti di tutti gli istituti dello Stivale – atenei compresi – la didattica digitale è diventata protagonista come non mai del sistema educativo per eccellenza. Ma la riflessione condivisa in questi giorni dalla pedagogista Barbara Pastò, dall’insegnante della primaria Chiara Benciolini, da Michele Visentin attivo da sempre alla secondaria, oltre che da Giovanni Zannoni, fino all’anno scorso dirigente scolastico e dalla docente universitaria Rinalda Montani emerge con chiarezza una parola chiave imprescindibile: inclusività.
È necessario, sottolineano questi esperti, che anche di fronte alle nuove modalità di “stare in classe” in un periodo storico in cui non è possibile incontrarsi, ognuno abbia la possibilità di imparare e di farlo possibilmente nel modo in cui gli è più congeniale. Da un lato, notano numerosi osservatori e commentatori, i due decreti relativi alla scuola emanati dall’esecutivo Conte 2 devono fare i conti con i mezzi a disposizione del singolo plesso scolastico e dalla famiglia di ogni alunno e studente: la didattica digitale necessita di strumentazioni presenti a macchia di leopardo non solo su scala nazionale, ma spesso anche provinciale se non cittadina. La dotazione tecnologica è un fatto che dipende dalle scelte e dalle finanze della singola famiglia. Dall’altro lato, entrambi i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri raccomandano«attenzione per gli alunni e gli studenti con disabilità», e questo, osserva Barbara Pastò, presidente del comitato scientifico della fondazioen Bortignon,«è perfettamente in linea con la scelta fondamentale di inclusività, appunto, che la scuola italiana ha fatto in questi anni».
Sulle modalità pratiche con cui si sta sviluppando la didattica digitali va detto che in questi giorni si aperta una fase realmente creativa. Insegnanti di sostegno e insegnanti di classe stanno collaborando da vicino per trovare quali sistemi prediligere per diventare efficaci nella proposta dei contenuti in questo passaggio inedito.«Osserviamo un fatto molto interessante – continua Pastò – I rappresentanti di classe, in molte realtà, si stanno attivando contattando le famiglie dei ragazzi nelle singole classi, per controllare se le lezioni on line o i compiti trasmessi attraverso il registro elettronico rappresentano strumenti utili per i ragazzi e realmente a disposizioni di tutti. Sta scattando una certa solidarietà tra famiglie per andare avanti insieme.Nel momento della difficoltà, se ragioniamo insieme è molto interessante trovare nuove forme per lavorare insieme tra scuola e famiglie. L’importante che ci siano fiducia e unità e che ognuno giochi bene la sua parte e combattiamo insieme in un momento che nessuno immaginava e nessuno voleva affrontare». Quel che conta dunque è non introdurre elementi di uguaglianza tra diseguali, per stare alla lezione di don Milani.
In Rete non manca chi si pone in modo molto critico rispetto alla classe virtuale e chi si spinge anche a paventare scenari futuri senza lezioni in presenza in nome del risparmio che avrebbe per lo stato chiudere le scuola. Il Coronavirus dunque come il baco che cambia per sempre il sistema scolastico italiano.«Siamo tutti convinti, come scrive Massimo Recalcati nel suo libro Ora di lezione, che la caratteristica principale dell’insegnante sia la presenza, il suo esserci per alunni e studenti. Anche in questo frangente, la ricerca della scuola è tutta volta a far sentire agli alunni che c’è, che li ha in mente, che pensa a ciò che possa essere utile per loro. Il filo che unisce la classe non si è spezzato anche se non possiamo incontrarci. Ma sarà più bello farlo quando ci sarà permesso. Certo, in questo contesto è anche interessante osservare che i ragazzi stessi si rendono conto che avere a disposizione una scuola come la nostra non è scontato.Eppure, anche se con nuove modalità, la scuola esiste sempre, nessuno sostituisce la didattica in presenza, la compagnia, il lavoro sul gruppo».
Ma in tutto questo qual è il ruolo dei genitori, spesso compressi nella gestione dei tempi per il lavoro e per la famiglia? Il comitato scientifico della fondazione non ha dubbi: la didattica digitale ha bisogno della funzione di controllo del genitore. Immaginare che i ragazzi possano essere autonomi nel seguire le lezioni da remoto è molto complesso.
Ma non è tutto qui. Ci sono siti web, come Lezioni sul sofà che propongono a insegnanti ma anche ai genitori letture, audio, laboratori per bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni e oltre. C’è poi Coloravirus il nuovo gioco da 0 a 99 anni inventato dal poeta Gio Evan che propone molte attività attraverso cui riempire le giornate insieme ai figli.
«In termini generali – conclude Barbara Pastò – i genitori fanno bene a prestare molta attenzione al tema della ritualità, per mantenere il ritmo della giornata e il tempo non sia percepito come completamente libero, magari in balìa della televisione o dello smartphone. È importante fissare un orario per la sveglia, un tempo per il gioco, la lettura, una passeggiata. Così si accende la regolarità, la quale dà la possibilità di introdurre regole e limiti. Così bambini e ragazzi sanno che quando diciamo loro di spegnere la tv non è fine a se stesso, ma sta per arrivare un’altra proposta interessante. Il pedagogista Giuseppe Bertagna consiglia di far fare ai bambini più grandi esperienze escluse dalla loro giornata tipo, per esempio le faccende di casa. Umberto Galimberti legge questo tempo come quello favorevole per parlare con i figli, incontrarli per davvero».
Il tutto tenendo presente che il ruolo dell’educatore, e quindi anche del genitore, è quello di fare di ogni circostanza, anche il contagio da Coronavirus, un’opportunità per imparare e per crescere.