L’infiltrazione silente. Nel 2019 commissariati 45 Comuni italiani per mafia
Nonostante i successi, anche recenti, nell’opera di controllo e di repressione il virus contagia in misura crescente piccoli e medi enti locali.
“Funziona meglio l’infiltrazione silente. Nessuno si accorge e nessuno disturba”. E’ il commento apparso nei giorni scorsi alla notizia che la mafia punta sempre più sugli enti del governo territoriale per progettare e portare a compimento i suoi disegni. Nel quadro delle nuove strategie che hanno cambiato il metodo e il volto della criminalità organizzata prende sempre più spazio l’occupazione di Consigli comunali e di altri organismi pubblici a partire da quelli sanitari. Non è un dato nuovo ma preoccupa l’allargarsi di questo fenomeno malavitoso in diverse parti del Paese.
Nonostante i successi, anche recenti, nell’opera di controllo e di repressione, nonostante le manifestazioni di folle e di singole persone senza paura, il virus contagia in misura crescente piccoli e medi enti locali.
In Italia sono 45 i Comuni commissariati nel 2019 per mafia: come contrastare questa avanzata del crimine?
Filippo Dispenza, commissario del Comune di Vittoria in provincia di Ragusa, risponde: “Gli interventi radicali per spezzare i legami con i clan non bastano. Serve il risveglio delle coscienze e questo è il nostro principale obiettivo. Vogliamo coinvolgere i giovani, valorizzare il patrimonio economico e storico. Non è casuale il fiorire di iniziative artistiche, sociali e culturali”.
E’ un segnale di ribellione alla criminalità e, nello stesso tempo, è un segnale della volontà di costruire legalità e fiducia là dove la mafia ha distrutto oppure ha cercato di distruggere il rapporto tra cittadini e istituzioni. Un’operazione che riesce quando la cultura e la politica si sono svuotate, quando si sono arrese e consegnate ai sondaggi. Là dove c’è il vuoto di pensiero e di azione per il bene comune la criminalità, conferma la storia, si insinua abilmente, senza far rumore e gioca la sua partita.
Occorre dunque riscoprire e far riscoprire il senso dell’abitare le istituzioni in un tempo in cui l’indifferenza dà il via libera ai colletti bianchi dell’illegalità.
Il “risveglio della coscienza”, auspicato dal commissario di Vittoria, non é molto diffuso nel tempo della crisi della politica. Una crisi non è una sconfitta e neppure un fallimento: è piuttosto il tempo favorevole, seppure faticoso, per un cambiamento di rotta. Intraprendere un viaggio così impegnativo non è facile, occorre attrezzarsi culturalmente, pensare e lavorare in rete, guardare negli occhi le persone e lasciarsi guardare negli occhi dalle persone che abitano la città. Qualcosa si sta muovendo ma quei 45 Comuni commissariati per “infiltrazione silente” dicono che si deve osare di più.